by Sergio Segio | 3 Novembre 2013 9:10
È quanto emerge dall’ultimo rapporto “La qualità dell’aria in Europa – rapporto 2013[1]” pubblicato il 15 ottobre scorso dall’Agenzia europea dell’Ambiente[2](Aea)che lancia l’allarme in particolare sugli effetti dei microscopici granelli di polvere e fuliggine causati dai combustibili fossili che saturano l’inverno.
Nonostante la riduzione delle emissioni e delle concentrazioni di alcuni inquinanti in atmosfera osservata negli ultimi decenni, il rapporto dimostra che il problema dell’inquinamento atmosferico durante la stagione fredda in Europa e le ricadute sull’ambiente[3] e sulla salute[4] sono lungi dall’essere risolti. In particolare, due sostanze, il particolato e l’ozono troposferico che causa l’eutrofizzazione, un processo che avviene quando una quantità eccessiva di azoto danneggia gli ecosistemi mettendo a rischio la biodiversità, continuano a causare anche problemi[5] respiratori, malattie cardiovascolari e una minore aspettativa di vita. Nulla di nuovo? Vero, ma inuovi dati scientifici[6] indicano che la salute umana può essere compromessa da concentrazioni di sostanze inquinanti inferiori a quanto si pensava in passato. Il 17 ottobre, infatti, l’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro[7](Iarc) dell’Oms ha inserito gli inquinanti dell’atmosfera, il particolato su tutti, nel gruppo 1, quello dei sicuri cancerogeni insieme a sostanze come alcol e benzene. “L’aria che respiriamo è inquinata da diverse sostanze cancerogene – ha sottolineato Kurt Straif, curatore della monografia dell’Iarc sull’argomento – ora sappiamo che l’inquinamento dell’aria oltre a provocare una serie di danni per la salute è anche un potente cancerogeno”. Gli esperti dell’agenzia, che hanno revisionato più di mille studi effettuati in tutto il mondo hanno citato non a caso nella decisione le 223mila morti nel mondo causate nel 2010 dagli inquinanti atmosferici.
Anche se il buon senso ai più fa pensare alla tardiva “scoperta dell’acqua calda”, classificare scientificamente l’inquinamento dell’aria come cancerogeno per l’uomo è un passo in avanti importante perché come ha ricordato Christopher Selvaggio, direttore dello Iarc “oggi ci sono modi efficaci per ridurre l’inquinamento atmosferico e, data l’entità della esposizione che colpisce persone in tutto il mondo, questa relazione deve inviare un segnale forte alla comunità internazionale che deve agire senza ulteriori ritardi”. “Oggi l’inquinamento atmosferico sta causando più danni del previsto alla salute umana e agli ecosistemi – ha precisato[8]Hans Bruyninckx[9], direttore esecutivo dell’Aea – e un’ampia parte della popolazione non vive in un ambiente sano, pur trovandosi al di sotto dei limiti di legge attuali. Per avviare un percorso che porti alla sostenibilità, l’Europa deve essere ambiziosa e rendere più severa l’attuale normativa”.
La sfida sembra essere stata accolta dal commissario europeo all’Ambiente Janez Poto?nik che ha ricordato come “Per molte persone la qualità dell’aria costituisce legittimamente una della maggiori preoccupazioni. Gli studi dimostrano che un’ampia maggioranza dei cittadini è consapevole dell’impatto della qualità dell’aria sulla salute e chiede alle istituzioni di intervenire a livello europeo, nazionale e locale, anche in tempi di austerità e difficoltà. Sono pronto a dare una risposta a queste preoccupazioni attraverso il prossimo Riesame della qualità dell’aria della Commissione europea”. Una revisione auspicata anche da Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente[10], che alla luce dei dati diffusi dall’Agenzia europea dell’Ambiente e di quelli che ogni anno stila il dossier Mal’Aria di Città[11] (.pdf[12]) ha parlato di “una vera e propria emergenza che colpisce anche e soprattutto il nostro Paese, dove l’inquinamento dell’aria resta uno dei principali problemi per la salute delle persone e per la salvaguardia dell’ambiente”. “Le cause dell’inquinamento atmosferico – ha continuato Zampetti – sono chiare e conosciute da tempo. Sono il trasporto su strada, i processi industriali e di produzione di energia oltre che i riscaldamenti domestici. Per arginare l’emergenza smog non solo invernale serve una nuova strategia che intervenga sui settori più inquinanti, a partire da quello dei trasporti. Su questo in Italia serve una nuova capacità politica che invece di guardare alla realizzazione di inutili infrastrutture punti, attraverso interventi immediati e mirati, su una mobilità sostenibile[13] basata su trasporto pubblico efficiente, mobilità pedonale e ciclabile e trasporto su ferro, per ridurre il parco auto circolante, che nel nostro Paese raggiunge da sempre livelli da primato rispetto al resto d’Europa”.
Non è un caso che l’Italia assieme a Polonia, Slovacchia, Turchia e la regione dei Balcani siano risultate per l’Aea tra le aree più critiche per gli elevati livelli di Pm 10 e Pm 2,5 oltre che per i livelli di ozono e ossidi di azoto. In generale, tra il 2009 e il 2011, circa il 96% degli abitanti di tutte le principali città europee è stato esposto a concentrazioni di particolato fine e di ozono superiori ai limiti delle linee guida dell’Oms, più severi o semplicemente più realistici[14] rispetto ai parametri dell’Unione Europea[15]. Ma anche fuori dal Vecchio continente la situazione è tutt’altro che incoraggiante. Nelle scorse settimane i valori delle polveri sottili nell’aria delle province nord-orientali della Cina[16] erano 30 volte superiori alla media considerata sicura dall’Oms e i governi locali si sono visti costretti a cancellare i voli, chiudere le scuole, limitare il traffico urbano e chiedere ai residenti di molte città di rimanere in casa.
Anche in Cina la causa principale della fitta coltre di smog, con una visibilità che in alcune zone è inferiore ai 20 metri, è data dal Pm 2,5 prodotto dal traffico, dall’industria e intensificato dall’arrivo dell’inverno con l’accensione di milioni di caloriferi, che a loro volta hanno moltiplicato il carbone bruciato nelle centrali energetiche. Il governo centrale cinese è sempre più preoccupato ed ha da poco annunciato la definitiva approvazione di un progetto di emendamento della legge di protezione ambientale che prevede di affidare ai governi locali e provinciali maggiori responsabilità per il miglioramento dell’ambiente. Il progetto punta a fermare il deterioramento dell’ambiente e aggiunge una clausola secondo la quale “I governi a tutti i livelli devono aumentare il loro contributo finanziario per il miglioramento dell’ambiente e la prevenzione dell’inquinamento, così come utilizzare i fondi in maniera più efficace”. Un consiglio buono per tutte le latitudini, se si vuole fermare uno spettro responsabile ogni anno di migliaia di morti (dal 17 ottobre scientificamente accertati).
Alessandro Graziadei[17]
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