Un megaporto per cambiare marcia

by Sergio Segio | 8 Novembre 2013 7:50

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L’AVANA. Un porto in acque profonde, capace di ricevere le navi portacontainer di grande cabotaggio, un’eccellente situazione geografica all’imboccatura del Golfo del Messico, connessioni stradali e ferroviarie, moderne infrastrutture e una zona franca per favorire gli investimenti esteri. Queste, in sostanza, le caratteristiche della Zona speciale di sviluppo (Zed) che si estenderà (per più di 464 chilometri quadrati, una volta completata) attorno al porto di Mariel, 45 chilometri ad ovest dell’Avana.
Il gigantesco progetto, che costituisce il più ambizioso investimento di Cuba con lo scopo di «dare nuovo impulso all’economia cubana», è stato presentato martedì dal ministro del Commercio e degli investimenti esteri, Rodrigo Malmierca, di fonte a diplomatici, imprenditori e giornalisti alla Fiera internazionale dell’Avana, Fihav-2013.
L’apertura della Zona speciale avverrà alla fine di gennaio del prossimo anno: per questa data sarà in funzione un primo molo lungo 700 metri e capace di ricevere le gigantesche navi classe «Postpanamax» (capaci di trasportare fino a 12.600 container), quelle che potranno attraversare il canale di Panama alla conclusione dei lavori per il suo ampliamento prevista per l’inizio del 2015.
Speciali regimi tributari
Attorno al porto di Mariel sarà operativa una prima zona franca per investitori stranieri che godranno di «migliori condizioni che nel resto nell’isola», dato che sono previsti – in base alla nuova legge sugli investimenti- speciali regimi tributari (tax free per i primi dieci anni), doganali, monetari e bancari, oltre alla protezione degli investimenti e dei profitti.
Il ministro Malmierca ha ammesso senza reticenze che nel passato Cuba «ha commesso errori» nel campo degli investimenti esteri – considerati con molto sospetto – e che l’attuale governo è deciso a cambiare marcia, in base alle linee approvate dal Partito comunisti per garantire l’«ammodernamento» (riforma) economico e sociale del socialismo cubano. Per questo dall’inizio di novembre è stato creato uno speciale Ufficio per la Zed Mariel, che funzionerà come uno «sportello unico» per gli investitori, i quali non dovranno sottostare alle forche caudine della “normale” burocrazia cubana.
Biotecnologia e farmaci
Verrà data priorità a settori come la biotecnologia e la industria farmaceutica (entrambi ben sviluppati nell’isola), il turismo – «il settore più dinamico dell’economia nazionale», l’industria alimentare – con lo scopo di sostituire le importazioni che costano più di 1,5 miliardi di dollari l’anno- , le telecomunicazioni e l’informatica – per «accedere a tecnologie avanzate»- e alle energie rinnovabili.
Creata grazie a un megafinanziamento brasiliano (circa 700 milioni di dollari), la Zed comprenderà otto settori. Attualmente si lavora al settore «A» che, una volta completato comprenderà sei terminal , un cantiere navale, un «dub» nautico e altri attracchi al servizio della flotta ausiliaria.
Fondamentale sarà il Terminal per container con capacità di 824.000 contenitori l’anno – per raggiungere il tetto di 3 milioni di container a progetto ultimato. Il ministro Malmierca ha precisato che l’ambizioso progetto è legato strettamente allo sviluppo dell’economia cubana, sviluppo che dipende dalla capacità di accrescere la produzione di beni e servizi destinati all’esportazione e alla sostituzione delle importazioni.
La Zed Mariel infatti è concepita come un asse del commercio per i Caraibi e le Americhe (Nord e Sud) visto che nell’area vi sono ben 32 porti di varie nazioni che possono essere collegati a Mariel – che dunque dovrebbe funzionare cone un porto «Hub».
Per Cuba – e la sua economia oggi in seria crisi – si tratterebbe di un vero e proprio salto di qualità. «Per la prima volta da molti anni, l’isola potrebbe essere parte – modesta, certo, ma effettiva – di una dinamica centrale della produzione mondiale», quella legata all’industria del trasporto marittimo di container, «che oggi è responsabile del 98% del trasporto di contenitori e del 60% del valore del commercio mondiale», afferma Pedro Monreal González. L’economista si riferisce a una prevedibile modificazione della cosidetta «catena di trasporto circum-equatoriale» che sarà resa possibile dall’ampliamento del canale di Panama (potrebbe comportare una riduzione dei costi di trasporto vicina al 50%) e ancor di più in caso di apertura di un nuovo canale interoceanico in Nicaragua.
Nonostante l’embargo Usa
Per questa ragione, nonostante l’embargo americano, imprese di vari paesi – quelli citati da Malmierca sono Brasile, Cina, Russia, Vietnam, Giappone, Germania e Messico – hanno deciso di investire nella Zed Mariel. In particolare sono il Messico (che recentemente ha raggiunto un accordo per condonare parte del debito contratto da Cuba) e il Brasile (impegnato a raggiungere un incremento della competitività della sua produzione manufattiera) a puntare sul progetto Mariel.
Ma, quest’ultimo, potrebbe avere ripercussioni anche nella politica degli Stati Uniti. Attualmente la costa occidentale degli Usa riceve circa il 75% del trasporto marittimo di container, che poi devono essere inoltrati alla loro destinazione finale – ovvero la zona Est di maggiore consumo e dove si concentrano i maggiori poli di produzione e finanza – principalmente per ferrovia. Secondo alcune stime, una volta che sarà possibile l’attraversamento del canale di Panama delle navi di grande cabotaggio, circa il 25-30% dei contenitori provenienti dall’Asia, e oggi diretti alla costa occidentale, potrebbero dirigersi direttamente alla costa Est degli Usa.

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