Tangenti sugli elicotteri, l’India straccia il contratto

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MILANO — Non c’è solo il caso dei due marò detenuti in un carcere indiano da quasi due anni a dividere l’Italia dal governo di New Delhi. A poche settimane dall’inizio del processo che vede coinvolti i due militari accusati di aver ucciso due pescatori al largo delle coste di Kerala, nella vicenda si inserisce un contenzioso che coinvolge la più grande industria pubblica del nostro paese. Dopo averlo minacciato, l’India avrebbe deciso di cancellare una mega-commessa da 560 milioni di euro, per la fornitura all’esercito di 12 elicotteri Agusta Westland, azienda leader mondiale del settore che fa parte del gruppo Finmeccanica.
La notizia non era poi inaspettata, visto che già nel febbraio scorso era già stato congelato il pagamento della fornitura, dopo la consegna dei primi tre velivoli. Ad aggravare la situazione, sono le modalità con cui si è mosso il governo indiano, che ha fatto trapelare la notizia al quotidiano economico “The Indian Times”. Per di più a poche ore da un incontro con gli emissari di Finmeccanica che oggi giungeranno nel paese asiatico per cercare di trovare una soluzione allo scontro che si trascina dal 2011. E che ha avuto pesanti ripercussioni anche in Italia.
L’appalto per i 12 elicotteri, vinto bruciando la concorrenza degli altri colossi del settore, dai russi di Sikorsky agli americani di Lockheed Martin, è costato la poltrona all’ex amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, per vent’anni alla guida di Agusta, società che ha base in provincia di Varese. Il manager è finito in carcere accusato dalla procura di Busto Arsizio di corruzione internazionale, anche in seguito alla carte arrivata dall’India. Una indagine dai risvolti politici: i magistrati hanno cercato di capire se parte dei soldi fossero finiti ai partiti che avrebbero sostenuto la nomina di Orsi: Finmecccanica, con oltre 70mila dipendenti nei settori della difesa, energia, aeronautica e trasporti, è controllata dal ministero del Tesoro. In particolare, a sostenere Orsi sarebbe stata la Lega e la componente ciellina del Pdl. Ma Orsi, tramite il suo avvocato, ha sempre smentito il suo coinvolgimento sia nella presunta tangente da 50 milioni che sarebbe stata pagata ai vertici dell’esercito indiano, secondo le accuse trapelate dal paese asiatico, dove la vicenda è emersa in seguito a un regolamento di conti tra esponenti del Partito del Congresso al governo. Sia qualsiasi passaggio di denaro alla Lega.
Ieri, Finmeccanica ha cercato di correre ai ripari. E non solo per tamponare la caduta del titolo in Borsa, che ha comunque chiuso la seduta a Piazza Affari in calo del 2,45 per cento. La società ha confermato la missione diplomatica già prevista in India e ha dichiarato di non aver ancora ricevuto nessuna comunicazione ufficiale dal governo di New Delhi sulla cancellazione della commessa. Oltre a perdere l’appalto, ci potrebbe essere il danno di immagine: Finmeccanica è nel vivo di una operazione di rilancio industriale e conta molto sugli appalti milionari dei governo dei paesi emergenti in tutto il continente asiatico. Ecco perché la nota ufficiale della società è improntata alla prudenza: «Finmeccanica – si legge – confida nell’imparziale e trasparente rispetto delle procedure e del principio di legalità per il quale l’India vanta una consolidata reputazione». Quella che spera di non rovinarsi il gruppo italiano.


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