Silvio alla resa dei conti dopo la decadenza

by Sergio Segio | 12 Novembre 2013 9:51

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«Io non caccio nessuno in Consiglio nazionale, ma loro non possono pretendere che possa essere cacciato io così».

IL CAVALIERE promette una relazione soft, alla quale tuttavia sono davvero in pochi tra i suoi a credere, ormai. Spera, dice di confidare ancora in un rinvio della seduta di fine mese sulla sua espulsione, magari per lo slittamento del voto a Palazzo Madama sulla legge di Stabilità. «Loro spostino la seduta del 27 e io mi impegno a sostenere il governo, dopo l’8 dicembre con Renzi sarà il Pd a farlo cadere» è l’ultimo exploit.
Pensieri confusi, propositi quasi da colomba che si accompagnano poi alla decisione di non volere sabato altri a parlare sul grande palco in via di allestimento al Palazzo dei congressi del-l’Eur, kermesse da 150 mila euro. Nessun altro relatore oltre lui e nessun altro documento da votare, solo quello che sancisce il passaggio a Forza Italia e sul quale i “lealisti” giurano di aver raccolto già oltre 600 firme sugli 860 componenti del Consiglio nazionale (i governativi più di 300, i conti non tornano più da giorni). Sarà molto difficile che il proposito del leader si realizzi. Non fosse altro perché Angelino Alfano, i ministri Pdl e tutta l’area governativa presenteranno proprio oggi un nuovo documento, già firmato da una cinquantina dei 130 membri della direzione del partito. Per ribadire la linea della «netta separazione
» della decadenza dai destini del governo, che andrà avanti, «nell’interesse supremo del Paese ». Per questa sera alle 19,30 il vicepremier ha già convocato una nuova assemblea di tutti i parlamentari che a lui fanno riferimento, la trentina di senatori (sufficienti a tenere in vita il governo Letta) e la ventina di deputati. Sul tavolo, soprattutto la decisione finale sul presentarsi o meno sabato al Consiglio nazionale.
Alfano non ha deciso ancora. È rimasto molto segnato — ha confidato a più d’uno tra i suoi — da quel paragone fatto da Berlusconi con Fini, il «traditore», che campeggiava ieri su tutti i giornali. Molto dipenderà anche da quel che vorrà fare davvero il Cavaliere, se ammetterà un minimo di dibattito alla tribuna o se metterà ai voti solo il suo documento. È probabile che alla fine invece il confronto ci sia, con tutti i rischi di degenerazione in stile “Che fai mi cacci» dell’aprile 2010. Anche perché ieri sera a “Otto e mezzo” dalla Gruber lo stesso capofila dei “lealisti”, Raffaele Fitto, ragionava sulla necessità che si vada comunque a una resa dei conti («Illogico se non ci fosse un dibattito »), quella mattina.
Certo è che gli ultimi mediatori hanno tentato di convincere Berlusconi ancora ieri: «Presidente, rinvii il Consiglio nazionale, non conviene a nessuno, sarà piuttosto una rovina per tutti», hanno intimato ancora parlamentari estranei a falchi e colombe, ma anche Gianni Letta e infine altri più cari nel pranzo con la famiglia ad Arcore. Prima e dopo, i consueti breafing con i direttori Mediaset e con i vertici dell’azienda, Confalonieri. È tutto un mondo che trema, che teme una rottura senza ritorno. L’addio al governo è un salto nel buio e rischia di esserlo ancor più per un colosso quotato in borsa, è uno dei ragionamenti che il patron si è sentito rifare tra le mura di casa. Berlusconi tuttavia sembra intenzionato ad andare per la sua strada. Tanto per cominciare, ha confermato per questa sera la partecipazione alla “festa” dei giovani falchi organizzata da Daniela Santanché nella sede di Forza Italia a Roma. Parlando ai ragazzi, il leader farà da contraltare all’assemblea dei governativi in corso a cento metri da lì. Ma poi, soprattutto, non lascia affatto intentata la via di una crisi di governo sulla legge di stabilità (voto finale il 22 novembre al Senato), da far esplodere prima della decadenza. Non sarà un caso, del resto, se la sua senatrice “ombra”, Maria Rosaria Rossi, ha cofirmato con la collega Bernini un emendamento alla manovra che prevede lo stop alla tassa sulla prima casa anche con il nuovo regime della Tasi. Come dire, se dovesse essere confermata, Berlusconi non ci starebbe, romperebbe con Letta e Alfano. E del resto il Brunetta che in serata considerava ormai «finite le larghe intese» è stato un chiaro messaggio, l’ennesimo, a pochi giorni dallo show down di sabato.

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