Sciopero selvaggio, Genova a piedi Il sindaco Doria aggredito in aula

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GENOVA — Quando il sindaco di Genova Marco Doria era nella bufera per la contestata gronda autostradale, i suoi collaboratori dicevano a mezza voce che la bomba su cui la giunta poteva saltare non era la gronda ma il trasporto pubblico, l’azienda Amt. Profezia avverata. La bomba Amt, con il suo deficit insanabile, è ormai al count-down .
Ieri la città è rimasta a piedi, prigioniera dell’ingorgo provocato dallo sciopero selvaggio degli autisti, non un bus è uscito dalle rimesse. Poi buona parte dei 2300 dipendenti Amt ha dato l’assalto a Palazzo Tursi, aperto di forza le porte del Consiglio comunale, invaso l’aula rossa, intonato cori di «dimissioni», interrotto la seduta e l’intervento del sindaco. Infine un gruppetto ha cercato di colpire il primo cittadino. Doria è stato scortato fuori dall’aula dai vigili, nel tafferuglio un vigile è caduto e si è rotto un dito, altri quattro (fra cui una vigilessa) sono andati al pronto soccorso. «Gravissimo — è il commento di Doria — non per quanto successo a me, ma perché il consiglio è stato interrotto, una violazione della democrazia. Capisco la preoccupazione per il futuro ma è inaccettabile, come lo sciopero selvaggio». L’aggressione, dice Doria, «non mi ha turbato ma sono preoccupato per la democrazia in questa città».
Ad esasperare gli animi è stata l’idea del Comune di aprire alla privatizzazione di Amt, un’idea per la verità mai espressa con chiarezza, con continui stop and go ; dietro l’angolo ci sarebbe l’interesse di BusItalia, ovvero le Ferrovie dello Stato, ma i sindacati fanno muro e all’interno dello stesso Pd ci sono malumori. Anche se il capogruppo pd, Simone Farello, e il consigliere comunale Giampaolo Malatesta, favorevoli all’ipotesi di parziale privatizzazione, sarebbero stati minacciati e da ieri vengono «scortati» dalla polizia municipale.
«Non intendiamo svendere ai privati e lavarcene le mani, nostro compito è tenere in piedi il sistema dei servizi ai cittadini — dice il sindaco — ma se non concordiamo con i sindacati un piano dovremo portare i libri di Amt in Tribunale. È il fallimento». L’azienda ha debiti per 10 milioni di euro e un capitale sociale di 8 milioni, il Comune non è in grado di ricapitalizzare, tecnicamente è al default. Il Comune chiede un piano aziendale non «leggero» mentre in vista rimane l’ingresso di un partner che possa prendere il 60 per cento dell’azienda.
«I lavoratori — dicono i sindacati, dalla Cisal alla Cgil — hanno già pagato accettando i contratti di solidarietà e facendo sacrifici da anni. Adesso Comune e Regione facciano la loro parte. Doria è il sindaco dei “non so”, non ha mai detto una parola chiara». La parola chiara del sindaco — però — sta per arrivare e non è detto piaccia al sindacato, ieri sera nella riunione in Prefettura Doria ha messo sul tavolo il rischio del fallimento e non è stato raggiunto nessun accordo. «Siamo disponibili — ha detto il sindaco — a discutere di patrimonializzazione ma con l’obiettivo di mettere i conti in equilibrio, non possiamo promettere immobili solo per tappare buchi. E appena si riunirà il consiglio voteremo la delibera che c’è stato impedito di discutere». Gli autisti hanno annunciato un altro sciopero selvaggio, nonostante siano stati precettati dal prefetto. Genova si prepara a vivere un’altra giornata di caos.
Erika Dellacasa


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