Prima del vertice Roma-Parigi cadono le narrazioni tossiche
Al vertice che vedrà la partecipazione massiccia dei ministri del governo Ayrault accanto al presidente socialista ai minimi storici della popolarità, si discuterà sul progetto di polizia europea, sulla cogestione delle frontiere tra gli Stati attraverso l’agenzia Frontex, sul destino dell’Alitalia (e il rapporto con Air France) e sulla «grande opera» del Tav.
Considerata la distanza, e la prevedibile inaccessibilità, di Villa Madama alle pendici di Monte Mario, poco distante dal Foro italico, i movimento per il diritto all’abitare e No Tav si sono dati appuntamento a Campo de’Fiori alle 16 di domani. «I 24 miliardi di euro che verranno stanziati per il Tav in Val di Susa – scrivono nella convocazione «#sollevazionecontinua» – andrebbero spesi per un piano straordinario sulla casa, per garantire il diritto alla salute, per investire nella scuola e nella formazione, per garantire reddito a tutte e tutti». Dalla Valsusa si organizzano pullman con partenza stasera alle 22 da Bussoleno e rientro nella notte di domani.
Dai resoconti sull’ordine pubblico, pubblicati sulle cronache romane e riportate ordinatamente anche dalle agenzie di stampa, si apprende che la Questura di Roma considera l’area compresa tra Corso Vittorio e piazza Farnese – sede dell’ambasciata francese – come una «zona calda». Viene assicurato che l’area sarà «presidiata da polizia e carabinieri» e che in queste ore sono «già in atto controlli alle frontiere e negli aeroporti. Indizi che sembrano preludere alla costruzione del palinsesto informativo basato su notizie false, tendenziose o completamente inventate. Chissà se stavolta l’«allarme rosso» supererà il «livello 8 su 10» sparato sui media in occasione del 19 ottobre.
In attesa di verificarlo, è necessario soffermarsi su un’altra narrazione tossica creata, e poi rimossa in maniera catastrofica, dai media dopo la pubblicazione su tutti i giornali dell’immagine del bacio dell’attivista NoTav, una studentessa milanese, ad un agente di polizia durante la manifestazione in Val Susa di sabato scorso. In un’intervista rilasciata a Repubblica Torino «Jasper De Chiffre» – questo il suo nick name – ha dichiarato: «Non avevo nessuna voglia di manganello, nessuna pulsione frustrata: stavo pigliando per il culo una schiera di poliziotti antisommossa che ci impedivano la strada». E ancora: «Il mio era un gesto di spregio verso le forze dell’ordine. Volevo che quel poliziotto si ricordasse quello che è successo a Marta di Pisa: lo scorso luglio è stata molestata e picchiata senza nessuna conseguenza per gli agenti». La versione, che ha capovolto il senso di quell’immagine totalmente decontestualizzata, non solo è stata confermata dalle forze dell’ordine (sembra che la «provocazione» sia stata respinta dagli stessi agenti), ma è stata decostruita in un commento del Laboratorio «Sguardi sui generis», come dalla stessa Marta. Il primo scrive che è fallito il tentativo di rimuovere il conflitto in un’immagine irenica che tende a conciliare l’inconciliabile. La seconda ha scritto: «I media vogliono svuotare di contenuto la lotta delle donne No Tav (…). A testa alta ho sbattuto in faccia a tutti la bocca tumefatta dal manganello, ma la mia foto non hanno mai pensato potesse essere la foto dell’anno».
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