Previdenza a rischio, scoppia il caso Poi l’Inps precisa: assegni regolari

by Sergio Segio | 15 Novembre 2013 7:17

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ROMA — L’incorporazione dell’Inpdap, il vecchio istituto previdenziale dei dipendenti pubblici, con il suo enorme deficit strutturale sta stravolgendo il bilancio dell’Inps, e il presidente Antonio Mastrapasqua torna a chiedere l’intervento del governo. Il disavanzo patrimoniale ed economico dell’Inps dopo la fusione, «vista dall’esterno, nel mondo della previdenza, può dare segnali di non tranquillità» ha detto il presidente dell’istituto, ascoltato ieri mattina dalla Commissione bicamerale di controllo sugli enti previdenziali.
Il problema è già stato evidenziato con una lettera ai ministri dell’Economia e del Lavoro. «Servirebbe una norma — ha detto Mastrapasqua — per garantire l’efficiente ed efficace implementazione della più grande operazione di razionalizzazione del sistema previdenziale pubblico», ripianando ogni anno a posteriori, come accadeva fino al 2008, il passivo dell’Inpdap.
Un buco ascrivibile «alla consistente contrazione delle entrate contributive, determinata dal blocco del turn-over nel pubblico impiego, e dal continuo aumento delle uscite per le prestazioni», a fronte delle quali, ha detto Mastrapasqua, «non corrispondono adeguati trasferimenti statali, innescando crescenti rischi di sottofinanziamento dei disavanzi previdenziali e di progressivo aggravamento delle passività».
Non è a rischio il pagamento delle pensioni, ma la chiarezza del bilancio previdenziale italiano, ormai unico, con la Super Inps: «C’è piena e totale sostenibilità dei conti della previdenza e dell’Inps. Nessun allarme e nessun allarmismo» ha precisato in serata lo stesso Mastrapasqua, di fronte alla reazione preoccupata di politici e sindacati.
«È solo un problema contabile, che non mina la certezza dei flussi finanziari. Nessun rischio, né per oggi, né per domani. Le pensioni sono e saranno regolarmente pagate. Ma il disavanzo dell’Inpdap — ha aggiunto Mastrapasqua — non deve trasformarsi in un sintomo di incertezza sulla tenuta della previdenza italiana».
Anche il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, minimizza. «Non c’è nessun motivo di allarme. È un problema tecnico — ha detto il ministro da Bruxelles — che stiamo valutando. Ci sta lavorando la Ragioneria». Secondo la quale, il problema è solo figurativo, perché l’Inps è consolidata nel bilancio delle amministrazioni dello Stato. Che lo Stato ripiani l’Inpdap, o si faccia carico di pagare le sue pensioni, in sostanza cambia poco.
I sindacati, ora, chiedono chiarezza. «Non bisogna alzare polveroni mediatici, ma occorre fare subito una verifica con il governo e i vertici Inps» dice Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, mentre Susanna Camusso, leader della Cgil, sostiene che la Superinps e il fatto che «i versamenti contributivi da parte del pubblico sono molto parziali non può essere un alibi per immaginare un’insicurezza del sistema previdenziale». Luigi Angeletti, della Uil, se la prende con i contributi figurativi. «Il più grande evasore è lo Stato, non ha pagato contributi ai suoi dipendenti per 8 miliardi». Maurizio Sacconi, inventore della Superinps, difende l’operazione e dice che l’allarmismo è fuori luogo. Stessa linea nel Pd. «Dall’Inps un allarme periodico e ingiustificato» dice Luisa Gnecchi, capogruppo in Commissione Lavoro alla Camera.
Mario Sensini

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