Perlustrazioni con i droni per la mappatura dei danni

by Sergio Segio | 22 Novembre 2013 8:40

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CAGLIARI — «Non si ha idea di come è ridotta la Sardegna. A vederla dall’alto fa davvero impressione. Quanto ci vorrà per sistemare questo disastro?». L’elicottero ritorna dall’ennesima perlustrazione, il suo comandante è uno che ne ha viste tante: centinaia di ore di volo fra incendi, salvataggi a mare, feriti in emergenza. «Ma così…». Destino beffardo: l’acqua per la Sardegna è stata sempre un problema quasi di sopravvivenza: d’estate non bastava neanche per le persone e per i campi non ce n’era proprio. Dopo la furia di Cleopatra quasi metà dei terreni del versante centro orientale sono coperti da acquitrini e fango: quante case allagate? E strade ferite dalle frane? Quanti i ponti crollati, i casolari spazzati via, i terreni devastati? «Non è possibile dirlo ora» ammette Franco Gabrielli, capo della Protezione civile.
I 103 milioni del governo e i quasi 30 messi insieme da Regione, organizzazioni della Chiesa e primi fondi raccolti dalle catene di solidarietà saranno appena sufficienti per cominciare. Sono 55 i comuni dichiarati in emergenza: 7 in provincia di Cagliari, 17 a Nuoro,14 fra Oristanese e Medio Campidano, 7 in Ogliastra, 10 in Gallura, e proprio intorno a Olbia c’è la «zona rossa», dove sono morte 13 persone delle 16. «Oggi arriva il ministro Lupi — dicono alla Protezione civile — e potrà rendersi conto in che stato sono ridotte le infrastrutture. È lui il ministro…».
Sono decine le interruzioni di ponti e strade, centinaia se si mette nel conto la viabilità rurale. Fra Bitti e Onanì (Nuoro), dove si cerca ancora Giovanni Farre, l’ultimo disperso, la piena dei torrenti ha frantumato 7 ponti. Per andare da Olbia e Tempio, meno di 50 chilometri, ci vuole più di un’ora perché il precipizio apertosi a monte Pino costringe a una lunga deviazione. Quasi isolata Dorgali: travolti i ponti di Nurgheri e Oloè (lì è morto l’agente di polizia Luca Tanzi) e almeno altri 15 in tracciati secondari sono crollati. Fra Oliena e Orgosolo il ponte di Badu ‘e Cherchu ha retto alla piena ma è stato spostato di 30 centimetri: chiuso. Malandate anche decine di strade statali, con limitazioni di traffico. Non percorribili le gallerie vicino a Nuoro e sul passo Correboi.
Al rischio dello sbarramento Maccheronis, che incombe su Torpè (e che rilascia ora 6 mila litri al secondo per evitare altre tracimazioni) si è aggiunto quello della diga sul Monte Arci. I tecnici rassicurano, ma ieri l’altro a Uras e Terralba (Oristanese) si è scatenato il panico: «È crollata…». Fuga. La gente è ritornata a casa dopo ore. I bacini maggiori (Tirso, Flumendosa, Cedrino) sono vicini allo sfioro.
Condotte «scoppiate», sistemi fognari disintegrati. Oliena, Dorgali, Cala Gonone, Irgoli, Galtellì, Onifai, Loculi, San Teodoro, Torpè, Loiri sono senz’acqua. A Olbia e in molti altri non è potabile. A Uras e Terralba agricoltori di paesi vicini hanno trainato con i trattori 30 autobotti. E i depuratori di 9 comuni sono saltati, intasati dai detriti.
Un’azienda su tre (ovvero 14 mila su 40 mila), segnala la Confartigianato, ha subìto danni. Che si calcolano in milioni soltanto per le fabbriche (non più di 5) intorno a Orosei, investite dal Cedrino in piena. Ma i più colpiti sono contadini e allevatori. Fonte Coldiretti: le pecore travolte sono più di 10 mila, soltanto mille fra Posada e Torpè. Nel Campidano una catastrofe: 2 mila ettari allagati a Sardara, mille a San Gavino Monreale, 300 fra orti e frutteti a Sanluri, Uras, Terralba, Marrubiu, Mogoro, Solarussa, cancellate colture di riso, agrumi. Anche in Gallura e in Barbagia è una lista di rovine. A Oliena non esistono più decine di ettari a vigneti del Nepente, il rosso famoso per aver inebriato le ispirazioni di Gabriele D’Annunzio. Fra i filari senza più vitigni la piena, ritirandosi, ha lasciato le carcasse di centinaia di carpe. Fango alto più di un metro nel parco di Su Gologone e anche nella chiesetta (indenne soltanto il famoso omonimo albergo), sommerse le sorgenti.
Infine, Olbia e la Gallura: qui l’occhio del ciclone, con assai più case, aziende, terre devastate e danni che nel resto della Sardegna. Pochi i 100 e più milioni per la ricostruzione, ma sui finanziamenti «hanno già messo gli occhi gli sciacalli, avvoltoi senza scrupoli — avvertono i sindacati — finti danneggiati che vogliono pompare soldi senza averne diritto». Per contrastarli Michele Cossa, coordinatore dei Riformatori, partito dell’assessore ai lavori pubblici della Regione, propone di far alzare in volo aerei senza pilota: «Per impedire truffe facciamo subito la mappatura del disastro, fissiamo tutto com’è ora con i droni».
Alberto Pinna

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