Parigi, la folle sfida di Abdelhakim in lotta contro banche e giornali
PARIGI — È tornato per saldare i conti con i suoi dèmoni, in una sfida impossibile contro i giornalisti «che manipolano le masse», la polizia al servizio di un sistema «fascistoide». Dalle nebbie del passato è tornato Abdelhakim Dekhar, che aveva già seminato il terrore a Parigi vent’anni fa. Il 4 ottobre 1994 accompagnava Florence Rey e Audry Maupin, definiti allora i nuovi Bonnie & Clyde, la coppia di studenti che nella notte del 4 ottobre 1994 uccise 4 persone, tra cui 3 poliziotti. Entrambi erano vicini agli ambienti della sinistra antagonista. Maupin morì nella sparatoria mentre Rey ha scontato quindici anni di carcere. A Dekhar era andata meglio: aveva passato solo 4 anni in prigione e poi era partito per la Gran Bretagna.
La polizia aveva perso le sue tracce fino a mercoledì sera, quando è stato arrestato in un parcheggio di banlieue. Era in stato comatoso per troppi farmaci, forse ha tentato di suicidarsi. I test del Dna hanno confermato che è lui il killer che ha ferito lunedì un fotografo a Libération, sparato contro la sede di Société Génerale e brevemente preso in ostaggio un automobilista. Lui, sempre, che una settimana fa aveva minacciato con la sua arma un giornalista a Bfmtv.
Perché lo ha fatto? Come è precipitato in un nuovo delirio solitario? E’ la risposta che manca agli investigatori.
«E’ un personaggio complesso e misterioso» confessa il procuratore di Parigi, François Molins, che ha iniziato a interrogarlo ieri sera. Gli investigatori hanno ritrovato una lettera-testamento in cui Dekhar, 48 anni, attacca i media che manipolano le masse facendogli «ingoiare bugie con il cucchiaio», stigmatizza il capitalismo e la gestione delle banlieue diventate «imprese di disumanizzazione della popolazione ».
Mitomane, paranoico, manipo-latore. Nel processo degli anni Novanta, Dekhar si era presentato come un «infiltrato al servizio del governo algerino». La perizia psichiatrica aveva però stabilito che non era un individuo pericoloso. Era stato lui a convincere Baupin e Rey ad assaltare un deposito di auto rimosse, per impadronirsi di altre armi dei poliziotti di guardia. Dekhar abbandonò poi i suoi compagni, ormai accerchiati. Alcuni dissero che i fidanzatini si erano ispirati dal film “Nati per uccidere” di Oliver Stone.
Il caso provocò molta emozione in Francia. A destra si levarono voci per il ripristino della pena di morte di fronte ai delitti più efferati. Florence Rey è rimasta un personaggio enigmatico. Icona dei gruppi di controcultura, di molti rapper, fu assimilata ai rivoluzionari del decennio precedente ma lei ha sempre rifiutato ogni connotazione politica. Detenuta modello, fu liberata nel 2009. Si è rifatta una vita, ha un nuovo compagno, dei figli, ha persino lavorato come assistente alla regia in un film. I fantasmi del passato non hanno invece abbandonato Dekhar che, con un folle progetto, ha tentato di chiudere il cerchio del destino.
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