Parigi, caccia al tiratore con le scarpe verdi

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PARIGI — Qualche ora dopo, nell’ingresso di Libération , il sangue è stato lavato ma sul muro e il soffitto si vedono ancora le tracce dei pallettoni e del proiettile di tipo «brenneke» (usato di solito nella caccia al cinghiale) che hanno ridotto in fin di vita César, 23 anni, assistente fotografo free lance del Sud della Francia.
Per la prima volta nella sua vita ieri mattina César ha varcato la soglia del quotidiano, al numero 11 di rue Béranger, per realizzare un servizio di moda. Pochi minuti dopo è entrato in redazione anche l’uomo dal fucile a canna mozza, che ha tirato fuori l’arma dalla borsa e ha sparato due volte, apparentemente a casaccio. César è stato colpito di schiena, la pallottola lo ha trapassato sfiorando il cuore. A notte fonda César lotta tra la vita e la morte, in coma artificiale, e il suo assalitore è ancora ricercato, oggetto di una gigantesca caccia all’uomo incoraggiata dal presidente Hollande in visita in Israele: «Ha cercato di uccidere, potrebbe ancora farlo, va catturato a ogni costo».
Il movente è ignoto, ma ieri quell’uomo con il cappellino, dopo Libération , ha sparato di nuovo, poi ha preso un automobilista in ostaggio, ha gettato nel panico gli Champs Élysées e la polizia, che era sulle sue tracce, ha dovuto ammettere di averlo perso: tutto ora è affidato all’identikit e alle segnalazioni dei cittadini, già arrivate a migliaia.
Per raccontare la storia dell’uomo dal fucile a canna mozza bisogna fare un passo indietro e partire dalle 7 di venerdì mattina, quando uno sconosciuto si siede alla fermata del tram proprio davanti alla sede della tv all news Bfm Tv. Sta fermo, immobile, per una ventina di minuti, forse per trovare il coraggio o più banalmente per aspettare che qualcuno arrivi in redazione.
A un certo punto si alza con decisione, apre la porta della hall, scende qualche gradino, tira l’arma fuori dalla borsa e la punta contro un caporedattore che stava per prendere i giornali. «Mi ricordo di avere scambiato con lui uno sguardo di intensità e determinazione — racconta Philippe Antoine —. Non era per niente nervoso, si muoveva in modo sicuro». Il colpo non parte. L’arma sembra incepparsi, due cartucce calibro 12 comunque cadono per terra. «La prossima volta non fallirò», dice l’uomo prima di girarsi, risalire i gradini evitando un anziano signore, e uscire. «Venerdì ho pensato che mi era andata bene — dice Antoine —. Oggi mi dispiace per Libération . E so di essere stato tanto, tanto fortunato».
Ieri mattina, dopo avere fatto fuoco a Libération , l’uomo dal fucile a canna mozza non si è fermato. Circa due ore dopo, alle 11 e 40, era davanti alla sede di una banca stavolta, la Société Générale alla Défense, il quartiere degli affari appena fuori Parigi. Ha sparato in aria, frantumando qualche vetro. Gli impiegati all’interno hanno visto che ricaricava il fucile, sparava ancora e poi si allontanava. Ma non era finita, l’uomo ha fatto fermare un automobilista e lo ha costretto a riportarlo a Parigi. Nel breve tragitto in Renault Twingo dalla Défense agli Champs Élysées, all’altezza dell’albergo Georges V, l’uomo armato ha detto di essere da poco uscito di prigione e di avere la borsa piena di granate.
Una volta lasciato libero, l’automobilista ha avvertito immediatamente la polizia, tutta la zona degli Champs Élysées e dell’Ovest parigino compresa la Tour Eiffel si è riempita di pattuglie aiutate da un elicottero.
Già dal mattino le redazioni di giornali radio e tv di Parigi erano protette da scorte della polizia, nel pomeriggio anche i grandi magazzini degli Champs Élysées hanno messo guardie armate all’ingresso, mentre alcune scuole della zona, come il liceo Janson, hanno chiuso le porte. La paura si è spostata alla Maison de la Radio, sede della radio pubblica, molte segnalazioni indicavano che l’assalitore era nei paraggi.
In serata, il procuratore di Parigi François Molins diffonde le foto e l’identikit: «Uomo di tipo europeo, età tra i 35 e i 45 anni, altezza tra 1,70 e 1,80, capelli sale e pepe, barba (se la porta ancora) di due o tre giorni, che indossa o ha indossato un cappotto verde kaki, un maglione verde e un piumino senza maniche, scarpe sportive verdi con suola bianca». «Attacco alla libertà di informazione», dice Hollande. La Twingo è stata ritrovata, l’attentatore no. Il mistero, e la paura, continuano.
Stefano Montefiori


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