Opposizioni sull’Aventino, caos in Regione Piemonte
TORINO — Dimissioni immediate dalle cariche istituzionali — vicepresidenza del Consiglio e delle commissioni, presidenza della giunta per le elezioni — e poi tutti a casa entro il 28 febbraio. Dopo giorni di riflessioni, resistenze e accelerazioni, dopo il pressing della base del partito — che da giorni rumoreggia sui social network: «Scommettiamo che non vi dimetterete» — i consiglieri regionali del Pd piemontese annunciano che fra tre mesi l’assemblea piemontese resterà senza opposizione. Tre mesi necessari, sostengono i vertici del partito, per tentare di arrivare all’approvazione della legge di bilancio, modificare la legge elettorale ed elaborare un piano per incassare 350 milioni di euro di fondi strutturali europei: «Un atto di responsabilità», replicano a chi li accusa di nicchiare troppo a lungo.
La scelta dei democratici non è rimasta isolata: l’orientamento è condiviso dai partiti della coalizione di centro-sinistra, convocati ieri per costruire un’alleanza capace di dare più forza alla spallata. Idv, Udc, Sel e Fds seguiranno la stessa strada. In un documento che sarà presentato lunedì alla direzione regionale, chiamata a votare, il segretario regionale Gianfranco Morgando e il capogruppo regionale Aldo Reschigna spiegano le ragioni del lungo intervallo prima delle dimissioni: «Abbiamo fissato la data del 28 febbraio per consentire lo svolgimento delle elezioni entro la primavera, una data compatibile con il raggiungimento degli obiettivi». La rissa di martedì scorso a Palazzo Lascaris è stata la classica ultima goccia. «Il presidente Roberto Cota e il presidente del Consiglio Valerio Cattaneo hanno dimostrato di non avere alcuna consapevolezza della straordinaria gravità della situazione, arrivando addirittura a banalizzare i fatti accaduti nell’ultima sede del Consiglio, che invece hanno gettato un ulteriore pesante discredito su tutta l’istituzione e la classe politica regionale», dice il documento del Pd.
Ma il fronte dei democratici non è del tutto compatto: alcuni consiglieri hanno sottoscritto il documento con molte perplessità sull’ipotesi di consegnare il governo del Piemonte alla sola maggioranza. Ma lunedì in direzione arriverà anche un secondo documento presentato da un consigliere dissidente, Mauro Laus, che insiste su dimissioni immediate. L’auspicio del Pd è che nel frattempo si aprano crepe anche nella maggioranza. Servono sette dimissioni nel centro-destra per arrivare a conquistare la maggioranza e mettere fine in anticipo alla legislatura. E sabato prossimo, il 7 dicembre, a Torino arriverà Beppe Grillo, che al grido di “Cota mente», occuperà piazza Castello. Un segnale inequivocabile che la campagna elettorale in Piemonte è già iniziata.
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