Marco Cavallo in marcia

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«MARCO CAVALLO RIPARTE QUI DA TRIESTE PER UN LUNGO VIAGGIO ATTRAVERSO L’ITALIA PER DIRE BASTA AGLI OSPEDALI PSICHIATRICI GIUDIZIARI TUTTORA ESISTENTI, strutture indegne di un paese civile come affermato dallo stesso Presidente della Repubblica Napolitano». Questo l’inizio della lettera che stamattina la Presidente della regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani consegna a Marco Cavallo in Piazza Unità d’Italia, chiedendogli di portare il suo messaggio agli amministratori di tutte le altre regioni. «Un messaggio chiamato cavallo», direbbe Umberto Eco.
Quaranta anni fa il gigante di legno e cartapesta, realizzato allora dal gruppo degli artisti del Laboratorio P sotto la guida di Vittorio Basaglia e Giuliano Scabia, sfondò il muro di cinta del manicomio San Giovanni di Trieste. «Quando il cavallo azzurro lasciò il ghetto, centinaia di ricoverati lo seguirono. La testimonianza della povertà e della miseria dell’ospedale invase le strade della città portando con sé la speranza di stare insieme agli altri in un aperto scambio sociale, in rapporti liberi tra persone», scrive Franco Basaglia. Oggi come allora si torna a «invadere le strade». E nello spirito originale della Legge 180, che nel 1978 restituì dignità e cittadinanza ai «matti» decretando la chiusura dei manicomi, Marco Cavallo è ora protagonista di una nuova battaglia, forte della sua valenza simbolica contro ogni forma di discriminazione ed esclusione sociale.
Il viaggio di Marco Cavallo nel mondo di fuori per incontrare gli internati è il nome dell’iniziativa, promossa a livello nazionale dal cartello di istituzioni e associazioni StopOpg e da Collana 180 Archivio Critico della Salute Mentale. Marco Cavallo viaggerà da oggi al 25 novembre attraverso 10 regioni e 16 città, per un totale di 3500 km, per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla questione complessa e drammatica degli Opg, smuovere le coscienze e stimolare una riflessione collettiva. Farà tappa in particolare nelle sedi dei sei Opg esistenti (Barcellona Pozzo di Gotto, Aversa, Napoli Secondigliano, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia e Castiglione delle Stiviere). Si fermerà anche a Roma, in Parlamento il 21 novembre.
L’inferno di questi «non luoghi», istituzioni totali dove sono internate ancora oggi più di mille persone in condizioni a dir poco disumane, costituisce una pagina vergognosa della nostra Repubblica ed è finito sotto gli occhi di tutti in seguito al rapporto della Commissione d’inchiesta presieduta da Ignazio Marino e ai documentari di denuncia Opg. Dove vive l’uomo e Lo Stato della follia di Francesco Cordio. «Una situazione che rende il nostro Paese indegno della Costituzione, e della stessa 180», commenta Stefano Cecconi, portavoce nazionale di StopOpg.
L’obiettivo principale è la chiusura degli Opg. Ma la soluzione non è certo la paventata traduzione degli internati negli attuali Opg in tanti mini Opg regionali, diversi solo per dimensioni e distribuzione territoriale: avrebbero lo stesso impianto ideologico a fondamento e giustificazione sociale. A questo Marco Cavallo e StopOpg dicono un no chiaro. Resta il bisogno improrogabile di aprire i Centri di Salute Mentale h24 e assicurare ai servizi sul territorio adeguate risorse economiche e umane, affinché possano essere parte integrante del processo di superamento degli Opg, attraverso la presa in carico degli internati con processi riabilitativi e di inclusione sociale.
«Marco Cavallo è la storia della libertà riconquistata dagli internati che ancora oggi ci parla di futuro, apre alla possibilità, invita a una scelta di campo», afferma Peppe Dell’Acqua, già direttore del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste, portavoce del Forum Salute Mentale nonché tra i curatori della Collana 180. «E soprattutto è un cavallo che non tollera molto le chiusure…», scherza Dell’Acqua.
L’augurio conclusivo della Serracchiani è che «il viaggio riattivi l’attenzione di tutti, e i servizi di salute mentale costruiscano in ben più forte, organizzata ed efficace misura strumenti per quella vera sicurezza sociale che deriva dalla coesione, dall’inclusione e dal sostegno a tutti i diritti deboli, a garanzia reale di tutti noi». È dunque tempo per Marco Cavallo di rimettersi in viaggio, e che sia buon viaggio!


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