by Sergio Segio | 22 Novembre 2013 8:39
Il presidente venezuelano, Nicolas Maduro sta preparando i primi decreti per combattere «la guerra economica» – una miscela esplosiva di speculazione e sabotaggio produttivo – intentata dai poteri forti («la borghesia e l’imperialismo») contro il suo governo. Il parlamento ha approvato – sia in prima che in seconda votazione – la cosiddetta Ley habilitante, che consente al presidente la facoltà di governare per decreto per un anno. Un esercizio previsto dalla costituzione e contemplato anche da quella precedente, in vigore nella democrazia dell’alternanza (centrodestra e centrosinistra) prima del ’99.
Hugo Chávez, morto il 5 marzo, vi ha fatto ricorso 5 volte, per accelerare riforme economiche all’insegna della giustizia sociale. Prima di lui, se n’erano serviti tutti i presidenti venezuelani degli ultimi quarant’anni, durante i quali il futuro degli strati popolari non è stato però al primo posto. Maduro comincerà con due misure di natura economica: «La nuova legge dei costi, guadagni e tutela del prezzo giusto e la nuova legge del commercio estero per garantire il controllo delle importazioni e la promozione delle esportazioni», ha anticipato su twitter.
La prima cercherà di controllare i margini di guadagno del settore privato. La seconda riguarda le importazioni, altro grosso buco nero: perché i dollari concessi dal governo a costo agevolato a questo fine, spesso finiscono nell’alimentare il mercato parallelo e la speculazione. Due settimane fa, tenendo fede a quanto promesso in campagna elettorale, il «governo della strada» di Nicolas Maduro ha preso di petto il problema: ha inviato gli ispettori in diverse grandi catene di supermercati, evidenziando i profitti stellari dei commercianti, subito stroncati con minacce di chiusura.
Contemporaneamente, su indicazione dei consigli comunali (base portante del socialismo bolivariano) si sono scoperti numerosi depositi clandestini di merce: tonnellate di prodotti razziati dagli scaffali delle catene di distribuzione del governo (a prezzi calmierati), fatti scomparire dal mercato e accatastati per essere venduti ad alto prezzo nel mercato nero.
Una strategia per alimentare gli allarmi e la pressione psicologica sulla popolazione e invitarla a ribellarsi contro la escazes, la penuria di prodotti e di alimenti base che dimostrerebbe l’incapacità del governo di gestire i bisogni del paese. Un paese petrolifero ancora indietro, nonostante gli sforzi, quanto a sovranità produttiva, obbligato a importare gran parte di quel che consuma anche in forza dell’aumentato benessere delle fasce sociali che prima avevano ben poco da spendere.
Il leader di opposizione, Henrique Capriles – battuto per poco da Maduro alle presidenziali di aprile – ha indetto per domani una manifestazione contro l’esercizio della Ley Habilitante. L’opposizione vuole trasformare le elezioni comunali dell’8 dicembre in un referendum contro il governo e la campagna elettorale si sta dimostrando rovente. Per l’occasione, si sono fatti sentire anche gli Stati uniti, esprimendo «preoccupazione» per l’esercizio della Ley Habilitante e per i poteri ottenuti da Maduro.
Il governo ha energicamente respinto «la nuova ingerenza negli affari interni della democrazia venezuelana» e ha denunciato «davanti al mondo» che il governo degli Stati uniti usa l’opposizione venezuelana «per mettere in atto un piano di delegittimazione dell’ordine costituzionale».
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