by Sergio Segio | 22 Novembre 2013 8:29
MOSCA — L’Ucraina rinuncia all’Europa e decide di riprendere a dialogare «attivamente» con la Russia anche se farà di tutto per non entrare nell’unione doganale alternativa all’Ue messa in piedi da Vladimir Putin. Le pressioni del Cremlino sono state determinanti e nel comunicato del primo ministro di Kiev Mykola Azarov non se ne fa mistero. Il governo del presidente Viktor Yanukovich non andrà a Vilnius la settimana prossima per firmare l’accordo di associazione con la Ue, «per garantire la sicurezza nazionale». La Russia, come aveva chiarito Putin in un incontro segreto il 9 novembre, «si sarebbe limitata» ad usare le armi economiche di cui dispone. Vale a dire che l’Ucraina avrebbe rischiato lo strangolamento. Con le industrie paralizzate, il gas russo a prezzi stratosferici e i redditi in caduta libera, Yanukovich si sarebbe potuto sognare di essere rieletto nel 2015.
I più preoccupati, da subito, si sono dimostrati gli industriali che in un vertice tenuto il 12 novembre hanno chiesto a gran voce di rinviare di un anno l’intesa con Bruxelles. Il Parlamento si è subito mosso respingendo le proposte di legge che avrebbero consentito a Yulia Tymoshenko, la leader dell’opposizione in carcere dal 2011, di andarsi a curare in Germania. E questa era la condizione imprescindibile che l’Ue aveva posto. Ma senza aspettare il no dell’Europa (anche perché, magari, sarebbe potuta passare la linea di alcuni Paesi membri che volevano comunque portare l’Ucraina nel proprio campo): ieri è arrivato il drammatico comunicato del governo.
Da mesi Kiev era sotto pressione. Tra gennaio e settembre di quest’anno la produzione metalmeccanica è calata del 13,6 per cento; quella chimica del 19,6. L’economia del Paese è fortemente dipendente dalla Russia e dal Kazakistan.
A Yanukovich il presidente della Confindustria ucraina aveva fatto nell’incontro del 12 un quadro allarmante. La Russia ha sospeso i permessi per le importazioni di prodotti metalmeccanici. «Le aziende si stanno fermando in tutto il Paese». Niente più esportazione di vagoni ferroviari, di mezzi di trasporto e di aerei. Serissima la situazione per i tubi di acciaio; gli impianti chimici di Severodonetsk sono in grave difficoltà. Si ferma anche l’industria dolciaria. In più, secondo indiscrezioni dei media ucraini, Putin avrebbe utilizzato pesantemente l’arma del gas. Firmando l’associazione all’Europa, Kiev avrebbe continuato a pagare l’esorbitante prezzo attuale di 450 dollari per mille metri cubi. Accogliendo le richieste russe, avrebbe invece ottenuto uno sconto a 270 dollari. Inoltre l’industria ucraina non è pronta per gli standard europei: se dovesse rinunciare a quello russo, non troverebbe sbocchi sul mercato europeo.
Ieri Putin, che ha incontrato gli scrittori russi nel cinquantenario del celebre processo ai dissidenti Daniel e Siniavskij, ha aperto uno spiraglio sull’Ucraina. La Russia non vuole che Kiev entri nella Nato, ma sull’Ue è pronta a discutere. Se sarà preventivamente coinvolta nelle trattative.
Fabrizio Dragosei
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