Letta all’Europa: no agli ayatollah del rigore
ROMA — Di mattina, all’assemblea di Federcasse, parla anche di loro, dei tedeschi: «Per gli ayatollah del rigore non è mai abbastanza, ma di troppo rigore l’Europa e le nostre imprese finiranno per morire». Di pomeriggio li va a trovare, in casa loro, a Berlino, e riesce a farli ridere: «Dite ai politici tedeschi che devono seguire l’esempio italiano per l’arte, il cibo, le bellezze paesaggistiche, ma non per la politica».
Letta si sposta dall’Italia alla Germania, incontra imprenditori e banchieri a Roma, poi imprenditori, politici e media tedeschi, a Berlino, e in sostanza discute solo di Europa. A tutti dice di avere un unico faro, «riportare i tassi di interesse al 3%», solo ai secondi di non fare troppe resistenze, sia sull’unione bancaria («viceversa sarà difficile convincere i mercati che siamo uniti»), sia sulla firma del patto commerciale con gli Stati Uniti: «Dobbiamo firmare il Trattato durante il semestre europeo a guida greca o durante il successivo, a guida italiana».
Con la platea di un convegno organizzato dalla Suddeutsche Zeitung il nostro premier scherza sui ritardi nella formazione del nuovo esecutivo della Merkel («quando ho letto l’invito ho detto: devo andare perché sarà interessante con il nuovo governo tedesco già insediato»), ironizza sul cognome del presidente degli industriali, Ulrich Grillo («lei è quello buono, con l’altro è difficile parlare»), in modo più serio ripete quanto già detto qualche settimana fa davanti ai vertici della Spd, «l’Italia ha fatto tutti i suoi compiti a casa e li ha fatti bene».
E per questo motivo oggi può pretendere alcune cose. «L’anno prossimo saremo l’unico Paese insieme alla Germania ad avere un deficit sotto il 3%», aggiunge Letta, che ai tedeschi chiede di condividere nuovi obiettivi: «Non abbiamo più un sogno europeo, nel 1983 c’era il mercato unico, nel 1993 l’euro, oggi quale sogno diamo ai nostri figli?». Insomma occorre dire ai tedeschi «che non salvano solo loro l’Europa, ma la salviamo tutti insieme: serve un’Europa più solidale» e in grado di riformarsi, per tornare a crescere.
L’alternativa il premier la formula in questo modo: «Se si continua con tasse e tagli Grillo avrà la maggioranza, arriverà al 51%», e visto che oggi «Berlusconi non è più un pericolo», visto che «oggi sono più forte rispetto ai sette mesi passati», visto che «con Renzi lavoreremo, perché il Pd ha imparato che le rivalità interne non devono mettere in crisi i governi», allora, aggiunge, sarebbe un peccato sprecare un’occasione unica, dando nuovi traguardi alla costruzione europea. Magari cominciando con l’elezione diretta «di un presidente della Ue, un capo»: qualcuno «oggi sa dirmi chi è il capo della Ue?».
Ieri la legge di Stabilità ha superato lo scoglio dell’Eurogruppo, il ministro Saccomanni ha detto che «la nostra strategia complessiva è passata». E a proposito di riforme della Ue è intervenuto anche il presidente della Bce, Mario Draghi: «È arrivato il momento» che le riforme strutturali da parte dei singoli Paesi «siano sottoposte a una maggiore governance dell’Unione Europea».
Marco Galluzzo
Related Articles
UN CEROTTO PER BRUXELLES
Chissà perché, leggendo la lettera di intenti recapitata all’ultimo minuto dal governo italiano all’Unione Europea, mi è più volte venuta alla mente l’immagine del finestrino dell’aereo Ryanair riparato con il nastro adesivo, apparsa su molti siti nei giorni scorsi.
Spie e ottusità a confronto
USA/CINA/GERMANIA
Molti mesi fa, prima dello scoppio dello scandalo dello spionaggio elettronico, il governo americano, e dietro di esso gran parte della stampa occidentale e italiana, si è esibito in una furiosa campagna contro la Cina,
Parmalat-Ciappazzi, cinque anni a Geronzi