La Ue: a L’Aquila spese irregolari per 306 milioni

by Sergio Segio | 8 Novembre 2013 8:05

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BRUXELLES — L’Italia si sarebbe offerta di cambiare a posteriori la destinazione di 306 milioni di euro che sono parte di un finanziamento europeo per la ricostruzione del dopo terremoto, perché la Commissione Ue considerava insufficienti o irregolari i giustificativi di spesa presentati e dunque minacciava di ritirare il sovvenzionamento. Per evitare di perdere i soldi, le autorità italiane si sarebbero offerte di dirottare a posteriori i fondi comunitari verso opere i cui giustificativi di spesa sono considerati «regolari» da Bruxelles, e possono dunque essere finanziati. È quanto emerso ieri da una audizione della Commissione controllo di bilancio del Parlamento europeo, destinata ad esaminare il rapporto dell’eurodeputato danese Soren Sondegaard che Repubblica ha anticipato nei giorni scorsi e che muove pesanti accuse all’utilizzo dei fondi comunitari per il terremoto.
La Commissione parlamentare non ha espresso un parere definitivo sul rapporto, che sarà esaminato a marzo e votato nella sessione plenaria di aprile dopo essere stato modificato dallo stesso relatore, ma ha chiesto una serie di ulteriori informazioni alla Commissione europea, che ha già condotto un audit sulla questione. Proprio le conclusioni dell’audit avrebbero indotto Bruxelles a considerare «ineleggibili», perché non adeguatamente giustificate, spese per 306 dei 496 milioni di fondi comunitari stanziati per il dopo terremoto. Da qui la mossa del governo italiano, che ottiene così di non perdere i finanziamenti europei ma che di fatto si fa carico direttamente degli investimenti contestati.
Nel corso dell’audizione il vice direttore generale della direzione per gli affari regionali della Commissione, Normund Poppens, ha comunque precisato che a suo avviso «ci sono state irregolarità, ma non frodi, negli appalti pubblici ». Ed ha riferito che l’Olaf, l’ufficio anti-frode europeo, era stato investito della questione ma aveva chiuso le indagini con un non luogo a procedere. Poppens ha in particolare contestato alcuni aspetti del rapporto Sondegaard, sia per quanto riguarda il costo eccessivo delle case costruite per gli sfollati, sia su ipotesi di infiltrazioni mafiose.
È vero, ha riconosciuto il dirigente della Commissione, che il costo delle case è risultato superiore del 58 per cento rispetto al normale prezzo per opere analoghe, come constatato dalla Corte dei conti europea. Ma, ha spiegato, «si tratta di un effetto della situazione d’emergenza in cui si è operato. Non si può dire che abbiamo finanziato la speculazione ».
Contro il contenuto del rapporto Sondegaard si è scagliato ieri l’eurodeputato del Pdl Crescenzio Rivellini, che accusa il collega danese di aver scritto il falso «arrecando un danno enorme all’immagine dell’Italia che poteva e doveva essere evitato».
La commissione parlamentare ha deciso che l’indagine sulle modalità con cui sono stati spesi i finanziamenti europei per la ricostruzione debba continuare. In particolare i deputati hanno chiesto alla Commissione europea informazioni ulteriori sia per quanto riguarda il rapporto di audit già compiuto, sia su dettagli tecnici sollevati nel rapporto. Il rapporto, modificato alla luce delle informazioni ricevute, tornerà davanti alla commissione per una approvazione o una bocciatura nel marzo prossimo.

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