Kiev, la Tymoshenko resta in carcere

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Maggioranza e opposizione non hanno trovato l’accordo sulla legge che avrebbe dovuto spianare la strada al patto di associazione e libero scambio tra Ucraina e Unione Europea autorizzando il trasferimento all’estero dell’ex premier Yulia Tymoshenko, condannata nel 2011 a sette anni di carcere per abuso di potere e ricoverata dal maggio 2012 in ospedale in stato di detenzione.
Negli ultimi mesi, in vista del decisivo vertice Ue di Vilnius del 28-29 novembre, il governo aveva accentuato una inusuale retorica europeista per facilitare le trattative, condizionate alla revisione di quella «giustizia selettiva» della quale il caso Tymoshenko è ormai il simbolo. Ora Kiev rallenta, con un colpo che rischia di compromettere l’intera partita a un passo dalla fine.
È il primo ministro Mykola Azarov a chiarire: «La priorità è normalizzare le relazioni commerciali con Mosca», che con i recenti blocchi alle importazioni e gli avvertimenti sui rischi per le forniture di gas ha intensificato il pressing per fermare l’avvicinamento di Kiev a Bruxelles.
Non è un dettaglio che sabato scorso il presidente Viktor Yanukovich abbia incontrato per la seconda volta in due settimane l’omologo russo Vladimir Putin, deciso ad attrarre l’Ucraina nell’unione doganale con Bielorussia e Kazakistan considerata il nucleo del suo progetto di espansione neo-zarista. Nei giorni scorsi la stessa unione degli industriali, vicini a Yanukovich e agli ampi settori filo-russi che si riconoscono nella sua presidenza, ha chiesto di posticipare la firma con la Ue di almeno un anno. Una finalizzazione dell’accordo comporterebbe un impegno per la stabilizzazione democratica e la lotta alla corruzione che Kiev non potrebbe più rinviare.
Il cambio di passo era stato anticipato lunedì dall’apertura di un’inchiesta penale a carico di un legale della Tymoshenko, Serhiy Vlasenko, accusato di aver maltrattato la ex moglie: nuovo giro di vite, aveva denunciato l’opposizione. Dal canto suo la leader del fronte anti-Yanukovich rischia di diventare il perfetto capro espiatorio in caso di fallimento dei negoziati. Legando a doppio filo il destino di Yulia all’Accordo, l’Europa ha affermato il principio della tutela delle libertà fondamentali e della promozione dello Stato di diritto, ma l’operazione si sta rivelando più delicata del previsto. Ieri la Tymoshenko ha lanciato un appello affinché «si agisca d’urgenza e si faccia tutto il necessario» per chiudere la trattativa.
La sessione parlamentare straordinaria era l’ultima scadenza prima del Consiglio dei ministri degli Esteri Ue di lunedì prossimo e del successivo summit di Vilnius. Estremo escamotage per aggirare la grazia non contemplata dal presidente, il via libera alla scarcerazione per ragioni mediche era incluso in un pacchetto di riforme che dovrà essere riesaminato martedì, poi toccherà all’Europa.
Maria Serena Natale


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