by Sergio Segio | 29 Novembre 2013 14:42
ROMA – Respingere i migranti è antieconomico, oltre che lesivo dei diritti umani. Accoglierli, investire sull’inclusione sociale e cambiare rotta sulle politiche migratorie è ciò che invece serve. Questi i risultati del rapporto “I diritti non sono un costo!”, presentato stamani a Roma dall’associazione Lunaria, su quanto e come i migranti costano allo stato italiano, realizzato con il sostegno della Open Society Foundation.
In un momento di crisi economica così profonda, quando la disoccupazione ha raggiunto a settembre di quest’anno il 15,8%, e quella giovanile ha sfondato il 40%, quando nel 2012 il 15,8% delle popolazione era al di sotto della soglia di povertà, Lunaria ha voluto fare un importante lavoro di decostruzione degli stereotipi e delle paure instillati dagli “imprenditori della paura” rispetto agli effetti che la presenza di cittadini stranieri ha, o avrebbe, sui conti italiani. Decostruire in modo analitico, basandosi sull’analisi dei dati, è fondamentale: solo così si impedisce che l’intolleranza, acuita dalla sedicente guerra tra poveri agitata come spauracchio, prenda piede.
“I diritti non sono un costo!” fa parte dell’omonima campagna, che aveva già prodotto altre due ricerche complementari a questa. Due le ipotesi da cui questi rapporti hanno preso il via: che ci sia uno sbilanciamento negli investimenti pubblici destinati alle politiche di contrasto all’immigrazione rispetto a quanto destinato all’accoglienza, e che rapporto contributi/prestazioni che caratterizza la relazione degli stranieri col nostro sistema di welfare sia positivo.
La campagna Sbilanciamoci!, di cui Lunaria fa parte – e la cui contro manovra finanziaria è stata presentata giusto ieri – , denuncia da anni il fatto che lo stato continui a lavorare per emergenze su un fenomeno diventato strutturale da anni. L’intero ammontare delle risorse pubbliche destinate alle politiche di accoglienza ed inclusione sociale dei cittadini stranieri negli anni 2005-2012 è pari a 2 miliardi e 313mila euro, ma per la sola gestione dell’emergenza Nord-Africa sono stati disposti stanziamenti pari a 1 miliardo e 521mila euro. Se si detraggono questi stanziamenti “straordinari”, l’ammontare degli stanziamenti “ordinari” destinati alle politiche di accoglienza e inclusione sociale scende a 791 milioni e 708 mila euro con una media annuale pari a 123 milioni e 871 mila euro. Si tratta di una media molto inferiore rispetto a quella degli stanziamenti pubblici monitorati nel primo dossier per le politiche del “rifiuto”, pari a oltre 247 milioni di euro. L’incidenza sulla spesa pubblica è molto scarsa: i fondi medi annuali per le politiche di contrasto incidono per lo 0,034%, quelli per le politiche di accoglienza e inclusione sociale per lo 0,017%: l’insieme degli stanziamenti medi annuali pesa per lo 0,052%.
Le stime che Lunaria ha elaborato sulle erogazioni complessive destinate agli stranieri per l’anno fiscale 2011 si aggirano su poco meno di 15 miliardi di euro. Di questi, però, solo una piccola parte, pari a 184 milioni, è riferibile ai servizi e agli interventi dei Comuni rivolti specificamente ai migranti. Complessivamente, i cittadini stranieri incidono per il 2,07% sulla spesa pubblica complessiva del 2011, a fronte di una loro presenza numerica che è più del triplo: il 7,54%.
In sostanza, le conclusioni a cui arriva il rapporto sono che l’immigrazione non costituisce un rischio per la sostenibilità del nostro sistema economico, che i provvedimenti discriminatori per limitare l’accesso di stranieri sul territorio italiano sono costosi e fallimentari, e che le politiche attuate finora sul tema immigrazione a livello sia italiano che europeo non solo non sono giuste, ma nemmeno le più economiche.
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