Il Pdl difende il Guardasigilli La spaccatura nel Pd
ROMA — Annamaria Cancellieri volerà oggi a Strasburgo per illustrare ai vertici del Consiglio d’Europa il piano d’azione italiano contro il sovraffollamento delle carceri e la lentezza dei processi. Un passaggio importante, ma la prova più dura l’attende domani pomeriggio, in Parlamento, quando davanti a Camera e Senato il ministro della Giustizia sarà chiamata a spiegare nei minimi dettagli i motivi del suo intervento per far scarcerare in tempi rapidissimi Giulia Ligresti, la figlia dell’ex patron di Fonsai. I partiti l’ascolteranno (già oggi il Movimento 5 Stelle depositerà a Montecitorio e Palazzo Madama le mozioni di sfiducia individuale) e solo dopo decideranno se assolverla o meno. Il Pdl, per adesso, sembra fare quadrato intorno a lei: «Il ministro Cancellieri non deve dimettersi e lo diremo anche in Parlamento», annuncia Renato Brunetta a Maria Latella, durante L’intervista domenicale su SkyTg24. Il capogruppo del Pdl alla Camera non usa mezze parole: «Ho già espresso piena solidarietà al ministro, oggetto di un attacco insopportabile — continua Brunetta —. Ma a Berlusconi, per una telefonata in Questura, son stati dati 7 anni di galera. E allora dico: no a due pesi e due misure. Questo paragone secondo me non è azzardato, piuttosto ritengo ipocrita non farlo».Sulla stessa linea Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato: «Per cose centomila volte meno rilevanti Silvio Berlusconi si è beccato l’incredibile condanna a 7 anni. Chi si risente per l’accostamento si rassegni. Saremo martellanti. Lo scandalo è la condanna a Berlusconi».
Sulla vicenda Cancellieri il Pd invece appare diviso. Per Pippo Civati, «il ministro si dovrebbe dimettere», anche se «il governo ci chiederà di salvarlo». Ma Gianni Cuperlo, suo rivale nella corsa alla segreteria, la pensa diversamente: «Io non sono per il “fuori subito”. Vista la sua personalità e il suo spessore, ascolteremo la Cancellieri con attenzione. Vorrei però che nessuno utilizzasse questo episodio per colpire il governo Letta. Sarebbe scorretto». In verità, anche dal centrodestra, Raffaele Fitto, esponente di spicco dei «lealisti» berlusconiani, assicura che nessuno userà in modo strumentale la vicenda Cancellieri «per indebolire a prescindere il governo» e neppure per ottenere un rimpasto («Lo escludo», taglia corto Fitto). Ma il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, vecchia volpe dell’Aula, ammonisce: «Molti» ora vorrebbero cogliere l’occasione «per indebolire il governo o addirittura farlo cadere». Per questo motivo, nella delicata settimana che si apre, «si dovranno pesare i silenzi, le difese interessate a creare parallelismi inesistenti col caso Berlusconi e gli espliciti attacchi».
Chi non ha proprio dubbi è Francesco Storace, segretario de La Destra: «Il Palazzo difenderà il ministro dei potenti. Dovere di casta». Mentre lancia l’allarme Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione familiari vittime della strage di via dei Georgofili:«Come vediamo male questo vociare intorno al Guardasigilli… Questo ciclone che ha travolto la Cancellieri ci preoccupa non poco. Nelle mani del ministro sta, ora, lo spinoso caso di Bernardo Provenzano: ovvero 41 bis sì o no. Che la mafia ci stia mettendo lo zampino?».
Fabrizio Caccia
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«ALBERTINI sarà capolista al Senato solo se si candida anche per la Regione». I due non si parlano più da qualche settimana. Dopo tredici mesi di cordialità e reciproco affidamento, la campagna elettorale ha trasformato Mario Monti e Pierluigi Bersani in due “sfidanti”. Incapaci di interloquire. Ma questa volta il presidente del Consiglio un messaggio al suo “ex alleato preferito” l’ha dovuto spedire. Il “caso Lombardia”, infatti, si sta innescando come una bomba a tempo.