I giudici di Madrid e l’ordine di arresto per gli ex Lleader cinesi

Loading

Tre giudici dell’alta corte spagnola (per la cronaca sono due donne e un uomo: Angela Murillo, Carmen Paloma Gonzalez e Juan Francisco Martel) hanno emesso un ordine d’arresto per l’ex presidente cinese Jiang Zemin (in carica tra il 1989 e il 2002), l’ex premier Li Peng, e altri tre membri dell’allora cupola del Partito Comunista cinese. Ai cinque anziani mandarini potrebbe succedere ora quel che accadde all’ex dittatore cileno Augusto Pinochet, arrestato a Londra su mandato dell’ex giudice star Baltasar Garzon, anche lui spagnolo. Dovessero andare in un Paese che riconosce l’estradizione con la Spagna, i 5 dignitari cinesi dovrebbero essere arrestati. Che poi finiscano davvero sotto processo è tutto da verificare. All’epoca, Pinochet venne trattenuto a Londra per 14 mesi, ma alla fine prevalse la real politik e venne lasciato libero di tornare a casa. Per il sogno di una giustizia universale fu un’umiliazione. Ora i tre giudici spagnoli ci riprovano con un bersaglio ancora più grosso: la persecuzione di Pechino nei confronti dei tibetani. Solo nominare la parola Tibet nei vertici internazionali, nelle riunioni diplomatiche o economiche scatena la reazione stizzita di Pechino. Alla sua legge di non interferenza si sono inchinati tutti, da Washington alla Cnn , da Google all’Unione europea. I tre magistrati spagnoli, però, non si sono autocensurati. «Esistono indizi della partecipazione» dei 5 imputati al genocidio tibetano, hanno scritto. Il 10 ottobre la stessa sezione della Audiencia Nacional aveva incriminato anche l’ex presidente Hu Jintao (2002-2012) per il suo ruolo nei 4 anni passati da segretario del Pcc sull’altopiano. Tra le campagne cinesi sospette di genocidio si citano le sterilizzazioni e gli spostamenti forzosi, la legge marziale, la tortura dei dissidenti e il popolamento del Tibet con colonie di cittadini cinesi di etnia han. Come per Pinochet, la giustizia spagnola si è mossa sulla base di denunce di propri cittadini, in questo caso di origine tibetana. E a causa dell’assenza di «indagini ufficiali cinesi sui fatti contestati nelle denuncie».
Tanto rumore per nulla? Probabile. I magistrati ammettono che la loro «capacità di indagine in territorio cinese è residuale» quindi anche un eventuale processo rischierebbe di non avere sufficienti prove. I ricercati devono fare attenzione ai loro viaggi, ma difficilmente la loro politica verrà indagata a 8 mila chilometri di distanza.


Related Articles

In 40mila cantano contro Breivik

Loading

A Oslo in migliaia intonano i «Bimbi dell’arcobaleno», l’inno all’uguaglianza odiato dal seriakiller

La partita francese banco di prova per l’Italia post-voto

Loading

PARIGI. Oggi alle 11 la Commissione rivela le previsioni economiche per quest’anno e il prossimo nei 27 paesi della Ue. Mentre l’incertezza crescente del risultato delle elezioni italiane preoccupa l’Europa, Germania in testa, a tremare per il momento è soprattutto la Francia, che ha costruito un bilancio su una previsione di crescita dello 0,8%, che sarà  rivista molto al ribasso da Bruxelles.

“Aung San Suu Kyi come Mandela” A Rangoon la festa del trionfo

Loading

La sua Lega vicina all’80%. L’ex pasionaria tenuta per anni agli arresti dalla giunta: “Gli sconfitti accettino i vincitori, ma chi non ha vinto non deve essere provocato”

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment