by Sergio Segio | 4 Novembre 2013 7:17
È evidente che soddisfazione o delusione per una particolare politica, come in molti altri casi, dipendono dalle aspettative. Ma proprio per questo vorrei fare una semplice domanda: ma le sembra coerente consentire alle imprese di attivare assunzioni di giovani nel periodo luglio 2013-giugno 2015 (e quindi distribuire i fondi disponibili su un triennio) per poi aspettarsi che le assunzioni avvengano tutte in poche settimane? Ovviamente no. Capirei la critica se il Governo avesse messo tutti gli 800 milioni di euro di incentivi sull’anno 2013 e poi, in assenza di un boom di domande, fosse stato costretto a trasferire tali fondi agli anni successivi. Ma poiché non abbiamo commesso un errore così madornale, forse Marro avrebbe dovuto riconoscere che il Governo aveva previsto correttamente i comportamenti delle imprese in un momento ancora difficile come l’attuale.
Vediamo i fatti. Il primo ottobre l’Inps ha messo a disposizione delle imprese l’applicazione web per inviare le domande relative ad assunzioni avvenute a partire dal 7 agosto 2013 o che avverranno entro il 30 giugno 2015. Nel giro di 24 ore sono arrivate circa 6.000 domande, un dato positivo, in linea con l’interesse per lo strumento che l’Inps aveva correttamente intuito nei giorni precedenti dai contatti avuti con tantissime imprese. A fine ottobre le domande sono risultate circa 14.000 (di cui 5.300 nelle regioni del Mezzogiorno), un valore che, se estrapolato ai prossimi 20 mesi di vigenza dell’incentivo, appare del tutto coerente con le circa 100.000 assunzioni complessivamente finanziabili con gli 800 milioni stanziati per il triennio 2013-2015. Tra l’altro, immagino che se fossero già pervenute 100.000 domande qualcuno avrebbe detto che l’incentivo era eccessivo e che stavamo “sprecando” i soldi pubblici.
La ripresa del clima di fiducia di famiglie e imprese, l’aumento delle ore lavorate pro-capite, un minor ricorso alla cassa integrazione ordinaria, l’aumento della produzione in alcuni settori manifatturieri e nelle costruzioni sono tutti segnali positivi. Ma dedurre da questi che migliaia e migliaia di imprese vogliano in questo momento “buttarsi” sugli incentivi (i cui limiti sono ben noti, specialmente in una fase recessiva, il che non ha impedito a gran parte dei Paesi europei di usarli anche in questi mesi) sarebbe un errore che il Governo non ha certamente fatto. Per questo, accanto agli incentivi per l’assunzione dei giovani, dei disoccupati di tutte le età, delle donne, degli ultracinquantenni, dei disabili, il D.L. 76 ha previsto altri strumenti (come un uso più flessibile del lavoro a tempo determinato previa intesa tra le parti sociali) proprio per andare incontro a quelle imprese ancora impossibilitate a investire su contratti a tempo indeterminato. Per non parlare dell’allargamento delle opportunità per avviare nuove imprese a costi ridotti e delle decine di migliaia di tirocini retribuiti per giovani del Mezzogiorno, o delle iniziative della cosiddetta “Garanzia Giovani”.
Ovviamente, come tutti sappiamo, sono le imprese a creare occupazione. Il Governo può favorire tale processo in vari modi e, per la prima volta dopo molti anni, il disegno di legge di Stabilità va esattamente in questa direzione, riducendo il costo del lavoro per le imprese e stimolando la domanda interna, anche attraverso maggiori investimenti pubblici. La riduzione dei contributi Inail a carico delle imprese e del peso dell’Irap sul costo del lavoro legato a nuove assunzioni, così come la restituzione alle imprese che convertono a tempo indeterminato contratti a termine del contributo aggiuntivo dell’1,4% che grava su questi ultimi, sono tutte misure che si affiancano agli incentivi all’occupazione, giovanile e non. Per questo ci aspettiamo che gli incentivi vengano usati soprattutto nei prossimi trimestri, con il consolidarsi della ripresa.
Nonostante i segnali positivi, ivi compreso il boom di nuove imprese condotte da giovani, tutte le previsioni, incluse quelle del Governo, segnalano come la situazione del mercato del lavoro resterà molto difficile anche nei prossimi trimestri, pur in presenza della ripresa economica. Crisi aziendali si affiancheranno ancora alla nascita di nuove imprese o all’espansione delle attuali. Ma in assenza di un allargamento della base occupazionale difficilmente la domanda di consumo delle famiglie riprenderà vigore, anche in presenza di un aumento del reddito. Il senso di vulnerabilità che questa crisi ha prodotto spinge molte famiglie ad aumentare il risparmio precauzionale e frenare la spesa. Per questo bisogna fare di tutto per rafforzare l’intensità della ripresa ed è nell’interesse delle imprese cogliere al massimo le opportunità offerte dagli strumenti messi in campo dal Governo per aumentare il contenuto occupazionale della ripresa economica.
Enrico GiovanniniMinistro del Lavoro e delle Politiche Sociali È comprensibile che il ministro difenda la sua creatura, il bonus occupazione. Ma sarebbe utile qualche riflessione sugli evidenti limiti mostrati da questo strumento e far tesoro delle critiche che arrivano anche dagli addetti ai lavori.
* Ministro del Lavoro
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