Francia, la guerra della prostituzione

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PARIGI — Maiali e sgualdrine, filles de joie e puritani, libertini e moralisti. Ormai il dibattito sulla prostituzione in Francia ha sconfinato in una questione tremendamente seria, quasi filosofica, con appelli, petizioni, dotte analisi che alimentano una battaglia delle idee come non si vedeva da tempo. Tutto è cominciato con la pubblicazione del manifesto dei 343 “salauds”.
Tradotto: maiali, mascalzoni. E’ una citazione del celebre manifesto delle 343 “salopes”, sgualdrine, pubblicato nel 1971 per difendere la legalizzazione dell’aborto. Allora le femministe autodenunciavano, sul Nouvel Observateur, di aver fatto un’interruzione di gravidanza, sfidando così la legge. Oggi alcuni uomini illustri, tra cui lo scrittore Fréderic Beigbeder e il polemista Eric Zemmour, rivendicano il loro diritto a poter comprare sesso «tra adulti consenzienti».
Sotto accusa c’è la proposta di legge in discussione la settimana prossima all’Assemblée Nationale e che prevede di punire i clienti di prostitute, sul modello scandinavo, con un’ammenda di 1.500 euro, raddoppiata in caso di recidiva. «Pensiamo che ciascuno abbia il diritto di vendere liberamente le sue virtù, e persino di trovarlo appagante. Rifiutiamo che dei deputati emanino norme sui nostri desideri e sui nostri piaceri », scrivono i “mascalzoni” nel loro appello pubblicato su Caseur.
La direttrice della rivista, Elisabeth Levy, spiega: «Voglio vivere in un paese dove si può fare sesso come e quando si vuole sempre nel rispetto della legge». Se ci sono abusi, continua Levy, esistono già reati per punire stupro, violenza, prossenetismo, riduzione in schiavitù.
«Le 343 sgualdrine chiedevano di disporre del proprio corpo, i 343 mascalzoni vogliono disporre del corpo degli altri», ha commentato la ministra per i diritti delle Donne, Najat Vallaud-Belkacem. I toni del manifesto sono provocatori, forse troppo. Tanto che tra gli anti-abolizionisti è spuntato un nuovo appello concorrente, firmato anche da Charles Aznavour, Jack Lang, Claude Lellouche. «Senza voler favorire né approvare la prostituzione — sostiene quest’altra petizione — rifiutiamo la proposta di punire i clienti delle prostitute». Quest’ultimo appello è stato firmato da alcune donne, tra cui Jeanne Moreau e Catherine Deneuve, indimenticabile nel suo ruolo di prostituta occasionale in “Bella di giorno”.
E così il “più antico mestiere del mondo” sta alimentando una querelle culturale con posizioni trasversali anche tra le femministe. La filosofa Elisabeth Badinter ha criticato la riforma del governo. «Lo Stato — commenta — non deve legiferare sulla sessualità degli individui, decidendo cos’è bene o male». Secondo Badinter, la nuova legge aiuterà le organizzazioni criminali, rendendo clandestina e più ancor più insicura la vita delle prostitute. A sorpresa, la filosofa francese si schiera con i clienti. «La proposta di legge mi sembra una dichiarazione di odio contro la sessualità maschile ». Non si può, aggiunge Badinter, dare una visione stereotipata del desiderio degli uomini, come fosse sempre «dominatore e violento». A distanza, ha risposto la filosofa Sylviane Agacinski che definisce la prostituzione una «servitù arcaica». «In nessun altro campo lo Stato rende possibile vendere il proprio corpo». E poi aggiunge: «I mascalzoni dovrebbero passare qualche notte su un marciapiede per riflettere davvero».


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