Folletto generoso e pacifista

by Sergio Segio | 2 Novembre 2013 9:08

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Da lui mai uno slogan,maprofonda e determinata convinzione delle idee a cui cercava di dare vita con il dialogo e con la conoscenza. Massimo era una persona semplice che non amava vantarsi di niente, tanto meno delle sue indubbie capacità intellettuali. Molti per questo lo hanno sottovalutato negli ambienti della sinistra, dove ha fatto breccia una pessima cultura dell’apparire.

Con lui se ne vanno la sua sconfinata umanità e il suo importante e alto sapere soprattutto sui temi che, suo malgrado, aveva imparato a conoscere, cioè quelli legati al sistema militare. Ha voluto vivere la sua vita fino all’ultimo lottando con coraggio contro un male che lo ha divorato in breve tempo. Chi, come noi, ha avuto la fortuna e il privilegio di conoscerlo ne ha potuto apprezzare le straordinarie qualità umane. Ed è per questo che senza di lui ci sentiamo più soli. Stefania Limiti e Tullio Berlenghi Gli amici e le amiche di Massimo possono rivolgergli un ultimo saluto, oggi alle ore 14.00 presso la chiesa di S.Pio X alla Balduina, via A. Friggeri, Roma.

Che dolore vedere andarsene un amico, un compagno, un fratello tanto più giovane come Massimo Paolicelli, che ha impegnato tutta la vita contro il sistema della guerra. Proprio nel momento in cui chi dovrebbe rappresentare questo paese, parlo del ministro della difesa Mario Mauro, diventa lo sponsor guerrafondaio, il mercante d’armi della Lockheed che sforna il cacciabombardiere F35. C’è ancora nel computer dei caporedattori al manifesto l’accurata scheda di Massimo sulla tragedia costosissima di questo cacciabombardiere, uno strumento di morte solo formalmente sospeso nel bilancio della finanziaria del «Belpaese».

Sarà ancora utile la scheda che ci ha lasciato, non c’è dubbio. Ma non sentiremo più la sua voce gentile che ci chiama come sempre per ricordarci l’agenda degli impegni decisivi per la pace, contro l’ennesima insensata spesa militare e per la non-violenza. Mancherà soprattutto quella capacità di tramare rapporti duraturi, quella continua, incessante proposizione di obiettivi, primo fra tutti il suo cavallo di battaglia, che considerava l’alternativa ad ogni pretesa di difesa – che subito diventa offesa – armata: il servizio civile obbligatorio. Una possibilità apprezzata a parole perfino dagli avversari, ma vilipesa nell’attenzione reale e nella promozione concreta, anzi depressa e accantonata.

Basta guardare l’input di spesa previsto. Era del resto questo il suo rammarico (non il solo purtroppo). Per questo spesso sentivamo la sua rabbia, sempre ferma e serena. A me, a noi tutti, Massimo Paolicelli ha insegnato tantissimo. In primo luogo la mitezza e la calma necessari per essere adeguati all’insostenibile peso della realtà. Come avrebbe fatto altrimenti a gridare la sua convinta obiezione di coscienza contro il complesso militar-industriale. Una calma che accompagnava con un sorriso sornione, da folletto generoso. Finché c’è chi sorride così, ho sempre pensato, tutto è ancora possibile. Ciao Massimo. Tommaso Di Francesco È una morte, quella di Massimo Paolicelli, che lascia davvero un vuoto incolmabile per tutto il movimento della pace e per ognuno di noi. Addio Massimo.

Un caro saluto a tutti i suoi compagni e amici, un abbraccio forte alla moglie Dora e ai piccoli Damiano e Margherita da tutto il collettivo del manifesto.

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