Decadenza, tentativi di rinvio Il Cavaliere pensa di andare in tv

by Sergio Segio | 20 Novembre 2013 7:59

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ROMA — Una giornata alle prese con carte e legali, per preparare l’ultima, estrema difesa contro la decadenza. Silvio Berlusconi rimanda l’arrivo a Roma — atteso per ieri e ora previsto per oggi, a meno di ripensamenti —, e si concentra per la sua battaglia primaria, quella alla quale tiene più di ogni cosa: evitare il voto sulla decadenza atteso per il 27 novembre.
Raccontano che l’ex premier abbia ancora la speranza di farcela, di riuscire a convincere l’Aula, con le carte americane sul processo Mediaset, a non dare corso alla legge Severino, almeno prendendo tempo. E in questa direzione sta lavorando il suo partito, Forza Italia: ieri Maurizio Gasparri ed Elisabetta Casellati hanno ribadito la richiesta al presidente del Senato Grasso di riesaminare la questione del voto segreto, e promettono di non fare sconti nei prossimi giorni su tutto il fronte. Ma dal Pd oppongono un muro difficilissimo, allo stato, da scavalcare.
Nulla però che faccia perdere le ultime speranze al Cavaliere, che tiene contatti stretti con Alfano e i ministri anche per assicurarsi il loro sostegno indefesso (che da loro viene promesso, in pubblico e in privato) sulla questione decadenza. E, a quanto raccontano, l’offensiva dell’ex premier non si ferma qui: nei prossimi giorni potrebbe essere lui stesso a presentarsi in tivù, dove la voce forzista si sta facendo sempre più flebile, per difendere le sue ragioni e proclamare la sua innocenza. Una cavalcata mediatica che servirebbe a lui ma anche a un partito che sembra stia uscendo dalla luce dei riflettori.
D’altra parte, la linea ondeggiante di Berlusconi sta creando problemi all’interno del partito. Ieri sono stati diffusi i dati delle ricerche di Euromedia, che darebbero Fi ad oltre il 20% e l’Ndc di Alfano fermo al 3,6%: un risultato magari un po’ troppo severo nei confronti degli scissionisti che serve però a ridare un po’ di entusiasmo alle truppe azzurre preoccupate per l’atteggiamento dell’ex premier. «Alfano — giura uno dei fedelissimi del Cavaliere — gli racconta che ci sono prospettive di crescita, che Mario Mauro porta voti dal centro, che perfino l’area lettiana potrebbe aderire a un grande schieramento dei moderati, e lui, il capo, un po’ ci crede, o almeno mostra interesse….».
La conseguenza dell’estrema cautela con la quale Berlusconi si sta muovendo è che nel partito nulla viene toccato né deciso: almeno fino al 27 non ci saranno novità clamorose sulla linea politica e su un eventuale passaggio formale all’opposizione, ma anche in FI tutto sembra bloccato. Non si parla di incarichi di vertice al partito, e mentre Berlusconi ostenta un buon rapporto con i governativi e non nasconde la sua affannosa ricerca di facce nuove fuori dalla politica, il malumore e la preoccupazione dei suoi sono palpabili.
Oggi qualcuno di questi problemi dovrebbe essere affrontato in un incontro a palazzo Grazioli: lo chiedono un po’ tutti i big azzurri, da Fitto in poi. Che hanno anche l’emergenza Senato, dove le dimissioni di Schifani impongono l’elezione di un nuovo capogruppo: la Bernini sembra in pole position, tallonata da Romani che però non sarebbe gradito all’ala più dura del partito, con outsider Bondi, Nitto Palma, Matteoli (ma gli ultimi due dovrebbero dimettersi dalla presidenza delle commissioni Giustizia e Infrastrutture, che sarebbero dunque perse).
Paola Di Caro

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