Congressi, i primi risultati I renziani: siamo in vantaggio
ROMA — C’è la «guerra delle tessere», ma — adesso — c’è anche la battaglia sui voti. Chi ha vinto, al netto di ricorsi, polemiche, veleni, sospetti di brogli, tra Gianni Cuperlo e Matteo Renzi (indietro gli altri due sfidanti, Pippo Civati e Gianni Pittella) nei congressi provinciali Pd di tutta Italia? Le votazioni sono quasi concluse — ieri è toccato a Bari; il 10 parte, dopo mille problemi, Caserta — e adesso si cominciano a fare i conti.
Dal comitato di Cuperlo, qualche giorno fa, erano usciti i primi dati, favorevoli al deputato triestino: 49 segretari provinciali per lui, 25 per Renzi. Ora, però, dallo staff del sindaco di Firenze danno una versione molto diversa: «Finiremo 50 e 50…», dicevano gli uomini a lui più vicini. Secondo questi conteggi, al momento Renzi sarebbe addirittura in vantaggio: 45 (vinti o con previsione di vittoria) per lui, 41 per Cuperlo. Contando, da una parte e dall’altra, i candidati «unitari», quelli scelti di comune accordo sul territorio ma che poi si schiereranno di qua o di là per l’elezione del segretario nazionale. Mancano, all’appello, una quindicina di congressi: alcuni sono in corso, altri (come Roma) andranno al ballottaggio.
Ma, via via, alcune delle situazioni critiche si stanno risolvendo. A Caserta, come detto, la missione dei due «caschi blu» (un renziano e un cuperliano) è servita: domenica prossima si vota. A Torino dovrebbe bastare l’intervento di Giovanni Lunardon, a Lecce e Cosenza si stanno completando le operazioni. Non che manchino, ancora, le denunce. Proprio a Cosenza sono i renziani a scrivere ad Epifani: «Ti chiediamo di intervenire perché si ristabilisca la legalità statutaria». A Napoli, l’eurodeputato Andrea Cozzolino si sfoga sul suo blog: «Sono andato al circolo del Vomero per votare, mi hanno detto che l’elezione era già chiusa. Strano, la settimana scorsa le operazioni si erano bloccate, poi mi avevano detto che, verosimilmente, si sarebbe potuto votare sette giorni dopo…».
A Piacenza, dove si è registrato un vero boom di iscrizioni (iscritti raddoppiati da 900 a duemila, aumento del 117%), c’è il ricorso dei bersaniani (da Paola De Micheli al vicesindaco Francesco Cacciatore): «Cuperlo è informato della nostra iniziativa», dice la consigliera comunale Giulia Piroli, tra i promotori dell’esposto agli organi di garanzia del partito.
Lui, il candidato ex diessino alla segreteria, non vuole fermarsi: «Sul discorso tessere non mi arrendo. Non è una polemica mossa nei confronti di qualcuno, è un fatto che riguarda tutti noi e ne va dell’autorevolezza e della dignità del partito». Domani se ne parlerà alla segreteria e poi alla commissione congresso: lì verranno anche discussi i casi «sospetti», o dove ci sono ricorsi e contestazioni. Va all’attacco anche Vannino Chiti: «Le vergognose compravendite di tessere devono essere duramente sanzionate». E insiste: «Si vuole vincere senza badare ai mezzi, frutto di uno statuto sbagliato che consente non agli iscritti ma a chi l’8 dicembre si recherà ai gazebo di eleggere il segretario». Finita? Ancora no: «C’è chi non sopporta la sinistra nel Pd, e vuole ridurre il partito ad un comitato elettorale».
Ernesto Menicucci
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