Carcere, chi sono i 22 mila beneficiari di misure alternative

by Sergio Segio | 5 Novembre 2013 15:36

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ROMA – L’Europa ci guarda. E attende. Ieri il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, si è recata a Strasburgo per incontrare il segretario generale del Consiglio d’Europa Thorbjon Jagland. Il Guardasigilli ha voluto così illustrare all’Europa le misure che il nostro paese intende adottare per porre fine, o almeno limitare, le situazione incresciosa in cui versano i nostri istituti penitenziari e, conseguentemente, le decine di migliaia di detenuti in essi reclusi. Condizioni che hanno spinto proprio l’Europa a disporre delle sanzioni verso il nostro paese. Tra le proposte in discussione, anche quella di potenziare la cosiddetta “liberazione anticipata” o una sorta di “premio” per chi è stato costretto a vivere in condizioni degradanti, per esempio perché recluso in spazi troppo ristretti, con una sorta di risarcimento non economico ma legato alla riduzione dei giorni di detenzione in esecuzione penale. Una sorta di compensazione.
Ma tra le cose che l’Europa ci imputa, oltre al sovraffollamento e alle conseguenti condizioni inumane in cui versano i detenuti, c’è anche l’eccessiva lunghezza dei procedimenti penali, cosa che spesso costringe le persone a una carcerazione preventiva.

Sovraffollamento e misure alternative. L’intervento europeo, in realtà, ha imposto un’accelerazione a un problema da tempo al centro di molti dibattiti, politici e non. E’ la questione del sovraffollamento (64.323 i detenuti presenti al 31 ottobre scorso), a cui in varie fasi si è cercato di dare una risposta con misure come l’indulto o, semplicemente puntando sulle misure alternative, come la detenzione domiciliare (legge 199/2010).
In presenza di determinati requisiti, infatti, ad alcuni condannati può essere disposta una misura alternativa alla detenzione. Al 30 settembre 2013 erano in totale 21.891 i soggetti che beneficiavano delle misure alternative (dati del Dap). Vediamole.

L’affidamento in prova ai servizi sociali è stato concesso a 10.755 persone. Tra queste rientrano 3.257 tossicodipendenti o alcoldipendenti, di cui 977 sono stati affidati direttamente ai servizi, 435 vi sono stati posti in misura provvisoria e 1.845 erano già in carcere. I condannati cui è stata concessa la semilibertà sono 881, di cui 56 dallo stato di libertà e 825 dallo stato di detenzione. Della detenzione domiciliare usufruiscono 10.255 persone (di queste, 2752 in base alla legge 199/2010), di cui 3.245 dallo stato di libertà, 4.552 dallo stato di detenzione e 2.383 condannati in misura provvisoria. Godono degli arresti domiciliari anche 52 persone affette da Aids e 23 condannati con figli di età inferiore ai 10 anni. 

Pene alternative e recidiva. Il detenuto a cui viene concessa una misura alternativa al carcere ha una recidività minore rispetto a chi sconta la propria pena all’interno di una cella. Nello specifico, la recidiva, trascorsi sette anni dalla conclusione della pena, si colloca intorno al 19% in caso di pena alternativa, mentre raggiunge il 68,4% quando la stessa viene eseguita in carcere (ricerca del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria). Al 30 giugno 2011 solo lo 0,46% delle persone in misura alternativa ha commesso reato durante la stessa (Antigone, VIII Rapporto sulle condizioni di detenzione). 

La concessione delle misure alternative. I tribunali di sorveglianza italiani autorizzano le misure alternative in misura diversa. Secondo l’ottavo Rapporto di Antigone, per l’affidamento in prova ai servizi la forbice nelle percentuali di accoglimento delle istanze è ampia: va dal minimo dell’11,58% di Napoli al massimo del 39,43% di Milano. Tra i tribunali con gli indici più bassi Antigone segnala Venezia (14,5%) e Torino (14,43%), mentre tra quelli con gli indici più elevati evidenzia Perugia (31,6%). La misura alternativa con le maggiori possibilità di successo è in generale l’affidamento terapeutico: 7 dei 9 tribunali indagati presentano tassi di accoglimento superiori al 30%. A Milano e a Venezia la percentuale arriva quasi al 50%. All’ultimo posto invece si piazza Napoli, con l’8,4%, ma non spicca neanche L’Aquila (16,04%). Più omogenea è la concessione della detenzione domiciliare, che incontra una generale tendenza alla prudenza, con percentuali di accoglimenti che non  superano mai il 25%. Si va dal 14,96% di Napoli e al 25,7% di Roma. In controtendenza solo Venezia, con il 49,63%. Intanto, sul fronte della semilibertà si deve fare i conti con un irrigidimento: il tribunale con la percentuale più elevata è Perugia con il 20,75%. Tra gli altri, Venezia raggiunge quota 18,44% e ancor più bassi sono i valori di Milano (5,67%), Napoli (8,25%), Roma (8,76%) e Torino (8,82%). (daiac, sp)

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