Cancellieri, niente sfiducia. Renzi contro Letta

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ROMA — La Camera ha bocciato — 154 voti favorevoli, 405 contrari, 3 astenuti — la mozione presentata dal M5S per sfiduciare il ministro della Giustizia (dopo le rivelazioni sulle sue telefonate con la famiglia Ligresti). Ma quel che colpisce di più di una giornata passata in trincea dal governo Letta-Alfano, e contrassegnata dall’assoluta assenza di calore nei confronti di Annamaria Cancellieri, è l’affondo del segretario in pectore del Pd, Matteo Renzi: «Dal 9 dicembre tutto cambia. Cambia l’agenda del governo perché il Pd, anche se le larghe intese sono più strette, rappresenta buona parte di questa maggioranza». Dunque, si è sbilanciato il sindaco di Firenze parlando dagli schermi di La7, «dal 9 dicembre le riforme si fanno davvero. Spariscono le Province, ridimensioniamo il Senato e tutta la politica. Il Pd deve dare il calendario, non può continuare a fare la bella statuina…».
Emerge, dunque, il clima di attesa per le primarie dell’8 dicembre, proprio nel giorno in cui il governo Letta supera una difficile prova parlamentare. Il Guardasigilli Cancellieri, dopo il voto a lei favorevole, si è pure sfogata davanti alla buvette di Montecitorio: «È stata una giornata lunga, la più difficile». E ora dimissioni? «Abbiate pietà, oggi non ne vorrei parlare, guardate come sto, con questo braccio che mi fa male. Sono dovuta venire qui, devo fare la fisioterapia…». Ma a quel punto, superata la prova parlamentare, sul ministro è subito piovuta un’altra tegola con la diffusione dei verbali in cui Salvatore Ligresti (arrestato a luglio per il falso in bilancio di Fonsai) dice che si fece latore davanti a Berlusconi della richiesta dell’amica Cancellieri di rimanere sulla poltrona di prefetto di Parma. «Dichiarazioni destituite di ogni fondamento», ha poi ribattuto il portavoce del ministro.
Alla vigilia del voto, il presidente del Consiglio era stato chiaro con il suo partito: «Votare la sfiducia al ministro significa votare la sfiducia al governo». E così, «nel Pd è andata come doveva andare anche se ora è più debole lei, signor ministro, e più debole è il governo», ha detto in Aula il segretario Guglielmo Epifani sorvolando sui forti mal di pancia registrati nel partito. Ma alla fine hanno votato contro la sfiducia tutti i renziani e perfino Pippo Civati. Il nodo politico, però, resta perché Renzi continua ad attaccare, un giorno sì e l’altro pure, Enrico Letta: «Difendendo il ministro Cancellieri, che ha perso la sua autorevolezza, il presidente del Consiglio si è preso una bella responsabilità; io non l’avrei fatto… Da segretario avrei suggerito la sfiducia. Ma la lealtà che io ho dimostrato nei confronti del Pd è la stessa che chiederò dopo l’8 dicembre…». E anche l’altro candidato alle primarie, Gianni Cuperlo, non ha deposto le armi: «Sarebbe stato opportuno un passo indietro del ministro Cancellieri. Se fosse stato un nostro esponente questo sarebbe avvenuto».
La disciplina di gruppo, invece, ha tenuto fino a un certo punto all’interno di Forza Italia: hanno votato la sfiducia Michaela Biancofiore e Maurizio Bianconi mentre Gabriella Giammanco si è astenuta: «Quella di oggi è una fiducia di Pirro, il Pd con le sue insopportabili lotte di potere ha ucciso le larghe intese con la decadenza di Silvio Berlusconi e ora stringe il cappio intorno al collo del premier Letta», ha sintetizzato Renato Brunetta. Ha votato insieme ai grillini anche lo scrittore Edoardo Nesi (ex Scelta civica ora nel Misto) mentre tra i deputati fedeli ad Alfano, Eugenia Roccella ha detto sì alla sfiducia ma poi è intervenuta in Aula per dire che aveva sbagliato. Il resto della scena se la sono presa i grillini che hanno ceduto alla goliardia facendo squillare contemporaneamente i telefonini e tappezzando i banchi con le tessere di un mosaico che offriva ai fotografi la scritta «Cancellieri a casa». Duro l’intervento del primo firmatario della mozione, Matteo Colletti: «Ministro, il suo comportamento non avrà risvolti penale ma sicuramente ne ha di penosi… Lei si è messa a completa disposizione di una famiglia dedita a delinquenza finanziaria… Lei che si definisce servitrice dello Stato si è ridotta a fare la serva dei potenti». Parole cariche di crudeltà che, però, sono scivolate via nell’Aula nel gelo e nel silenzio più assoluto. Severo anche il giudizio della Lega e di Fratelli d’Italia che hanno votato la sfiducia. «Da oggi, il governo è senz’altro più debole», ha detto Gennaro Migliore (Sel) .
Dino Martirano


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