Alfano vuole le primarie. Nuova lite nel Pdl
ROMA — La tensione resta alta all’interno del Pdl, tanto che ieri sera Silvio Berlusconi ha voluto incontrare il vicepremier Angelino Alfano ad Arcore, anticipando l’incontro in un primo tempo previsto per oggi a Roma. Sul tavolo l’intreccio che lega il futuro del governo Letta, con il caso Cancellieri in primo piano, e i nuovi assetti organizzativi del Pdl-Fi. E lo stesso Alfano è stato ricevuto ieri al Quirinale da Giorgio Napolitano. Il tutto in un clima che resta teso anche sul fronte del destino parlamentare del Cavaliere, con i grillini che oggi potrebbero tentare un blitz nell’aula del Senato per inserire all’ordine del giorno dei lavori (il regolamento lo consente) il voto sulla decadenza di Berlusconi.
L’ennesima miccia è stata accesa dalle dichiarazioni del ministro dell’Interno che vuole il prossimo candidato premier del centrodestra eletto attraverso elezioni primarie, il più aperte possibile. E che spera di poter far parte di un partito dove non ci siano «estremisti». «La mia idea — ha confidato Alfano a Bruno Vespa nel libro che uscirà a dicembre — non è cambiata rispetto alla fine del 2012 quando lanciammo le primarie». E ancora: «Alle prossime elezioni, il nostro candidato dovrà essere scelto attraverso primarie il più aperte possibile, alle quali partecipi il più alto numero di simpatizzanti. Chi prende più consensi diventa il candidato».
Subito è arrivata la reazione del capo dei lealisti, Raffaele Fitto, ugualmente affidata ad uno stralcio di anticipazione del libro di Vespa: «Io ragiono sul dopo Berlusconi il giorno in cui Berlusconi autorizzerà il “dopo”. Sarà ancora una volta lui a decidere che cosa si farà».
Il libro non è ancora uscito, ma le bozze hanno innescato subito un putiferio di dibattito interno. Sandro Bondi dice: «Leggo con stupore misto ad amarezza le dichiarazioni di Alfano». E sottolinea con rammarico: «L’unica ragione per cui scelgo di restare in Forza Italia è la leadership umana e politica del presidente Silvio Berlusconi». Schierate con Berlusconi, Anna Maria Bernini («È un esercizio provocatorio e fuori sincrono evocare ora le primarie nel Pdl-Forza Italia»), Renata Polverini («Con Berlusconi in campo le primarie non sono argomento di attualità») ed Elvira Savino («Alfano intempestivo»). E Giancarlo Galan: « Non capisco perché si debba a tutti i costi scimmiottare la sinistra…». Un concetto simile ha espresso anche il capogruppo alla Camera Renato Brunetta: «Finché c’è Berlusconi non si pone il problema delle primarie e su questo sistema ci sarebbe da discutere, visti i brogli che stanno succedendo nel Pd».
Di tutt’altro avviso Fabrizio Cicchitto: «Se il tema della democrazia interna non si ponesse adesso in presenza di posizioni politiche diverse non vedo quando dovremmo farlo».
C’è infine il giallo di un comunicato, poi annullato, di un gruppo di deputate (Prestigiacomo, Carfagna, Polverini e Gelmini), lancia in resta contro Alfano: «Auspica di poter aderire ad una Forza Italia senza estremisti, salvo omettere i nomi di coloro che gli turbano il sonno». Secondo un sondaggio dell’Istituto Ipr Marketing tuttavia tra i sostenitori di centrodestra, un’ampia maggioranza (60%) vorrebbe l’investitura popolare diretta per il proprio leader. Primarie o non primarie, comunque, ieri Gianfranco Fini ha ammesso che Silvio Berlusconi «non è finito».
M. Antonietta Calabrò
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La doppia antipolitica
BACIARE IL ROSPO?/1. Chi di antipolitica ferisce di antipolitica perisce. L’antipolitica populista berlusconiana è stata abbattuta non dalla politica, cioè sul campo elettorale, e da un qualche disegno politico alternativo al suo, ma dall’antipolitica dei tecnocrati e dei mercati. La mobilitazione di pezzi di società – i giovani indignati, i pensionati ridotti alla miseria, i pubblici dipendenti denigrati e tormentati dal ministro Brunetta – ha fatto da coro.