by Sergio Segio | 18 Novembre 2013 6:24
ROMA — Il day after , la domenica che segue la scissione da Silvio Berlusconi, è tutto organizzativo. Angelino Alfano, dalla casa di Roma, «dirige» le operazioni: telefonate, contatti, dettagli piccoli e grandi da sistemare. All’ora di cena, l’intervista al Tg1 , «prologo» della sua presenza, questa sera, a Porta a Porta : «Il partito stava prendendo — spiega Alfano — una deriva estremista e c’era il rischio di far precipitare il Paese verso la crisi di governo. Il Nuovo centrodestra non è rassegnato a una sconfitta verso la sinistra e ha speranza verso il futuro dell’Italia». E aggiunge: «La prospettiva è quella di una grande coalizione che possa vincere le elezioni». Non subito, però: «Siamo sulla strada giusta, se facciamo bene per i prossimi 12 mesi». La via maestra è quella delle riforme: «Legge elettorale in chiave bipolarista, riduzione della spesa pubblica improduttiva, meno tasse sul lavoro». I rapporti con Berlusconi? «Di affetto e riconoscenza».
Però, come spiegato anche sabato, si «pensa al futuro». A cominciare dall’organizzazione della Convention nazionale che lancerà il nuovo partito. L’appuntamento dovrebbe essere per il 30 novembre, a Roma. Si sta scegliendo anche la location: possibile che sia l’Auditorium. Guarda avanti anche Renato Schifani, intervistato da Maria Latella a SkyTg24: «La linea dei falchi — dice — ci avrebbe portato ad una crisi al buio, senza Berlusconi e con una sicura sconfitta». L’ex presidente del Senato insiste: «Mi sono trovato a disagio quando ho sentito insultare pubblicamente il presidente della Repubblica», in riferimento alle accuse lanciate da Daniela Santanchè al capo dello Stato. Con Berlusconi, spiega Schifani, «rimane il rapporto di stima e affetto, è amareggiato dalle mie dimissioni da capogruppo in Senato ma si rende conto che i tempi erano maturi: avevo già espresso la mia indisponibilità a guidare un gruppo diviso in due blocchi». Ora, invece, la scelta di Ncd «è diversa ma parallela a quella di Berlusconi» e l’obiettivo è quello di recuperare «i 6 milioni di voti persi dal Pdl alle ultime elezioni».
Eppure, tra «berlusconiani» ed «alfaniani» (nonostante le parole «morbide» dei rispettivi leader) volano i primi stracci. Da Lucia Annunziata, nella trasmissione In mezz’ora , la coppia (politica e nella vita) composta da Sandro Bondi e Manuela Repetti va all’attaco. Chi se n’è andato è una «testa di rapa» che ha fatto «un calcolo cinico e brutale», Forza Italia sarà «all’opposizione del governo Letta», «Napolitano è il garante di questo assetto politico: nella scissione del Pdl c’è il suo zampino». Parole che fanno scattare Fabrizio Cicchitto: «Avevo detto che Berlusconi aveva fermato lo stalinismo nel suo movimento, anche per i suoi effetti grotteschi, bloccando i più esagitati. Ascoltando Bondi e Repetti devo ammettere che mi sono sbagliato». Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo Economico, aggiunge: «Cominciamo male… Bondi si candidi e vediamo quanti voti prende». E, a quel punto, in difesa del duo Bondi-Repetti scendono in campo i «berlusconiani»: da Mariastella Gelmini ad Augusto Minzolini, da Anna Maria Bernini a Daniele Capezzone che parlano di «stupore, delusione, attacchi indicativi della loro cultura, proprio da chi si definisce moderato».
Sono le prime scintille, a cui ne potrebbero seguire delle altre. Tra alfaniani e berlusconiani, infatti, ci sono anche questioni economiche da definire: «Chi si occupa di bloccare i Rid bancari coi contributi che vanno al Pdl?», si chiedono in Ncd. Ogni parlamentare, infatti, versa una quota al partito. E ora, quel flusso di denaro, va canalizzato verso il «Nuovo centrodestra». In più c’è la «campagna acquisti». In Parlamento, fino a ieri, si contavano 31 senatori e 27 deputati alfaniani. Ma, alla Camera ora si aggiunge Antonio Leone. Mentre al Senato conferma la sua adesione Antonio D’Alì. Ma altri potrebbero arrivare dopo il voto sulla decadenza di Berlusconi. In più, si guarda ai centristi. Ieri Luca Cordero di Montezemolo ha «aperto» ad Alfano: «Lui e Renzi rappresentano qualcosa di giovane. Il suo strappo da Berlusconi è positivo, credo siano novità salutari». Il ventennio del Cavaliere è finito? «Tutto deve finire, anche per un fatto generazionale». Montezemolo critica anche Scelta civica: «Come partito è stata una delusione sotto molti punti di vista».
Ernesto Menicucci
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