Il premier si prepara al nuovo esame: così ci rafforzeremo

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VILNIUS — Letta è pronto a un nuovo passaggio parlamentare, così come chiede Napolitano. Lunedì pomeriggio salirà al Colle per definire insieme il percorso. Il voto sulla legge di Stabilità si è appena tenuto, ma non c’è alcun problema a un ritorno davanti alle Camere, per cristallizzare con una votazione la nascita di una maggioranza nuova e incassare un’altra fiducia. Sarà un’occasione «per rafforzare ulteriormente l’esecutivo e la sua legittimità», dicono a Palazzo Chigi.
Subito dopo si farà una verifica, si discuterà di programma, con Renzi, con chi vincerà la sfida del Pd; e con Alfano e le altre componenti della maggioranza. Anche se per questo occorrerà attendere ancora qualche settimana: deve sedimentare l’uscita dall’alleanza di Forza Italia, deve ancora arrivare l’8 dicembre, il giorno x del Partito democratico.
Qui in Lituania il capo del governo è lontano anche mentalmente dall’Italia: arrivano le notizie dell’incontro fra il capo dello Stato e la delegazione di Forza Italia, ma il premier non ha voglia di discutere di politica interna. I contatti con il Quirinale, che lo informa delle decisioni, apparentemente non cambiano il programma. Il premier è venuto a Vilnius per parlare di Ucraina, di rapporti fra Ue e Paesi del partenariato orientale. Non commenta le notizie di politica interna. Ha già detto che si sente più forte di prima, che non teme Renzi. Napolitano ha coniato un’altra formula per le larghe intese che si sono ristrette, ma sempre esecutivo di interesse nazionale si tratta, dunque ci sarà tempo per stringere i bulloni e immaginare nuovi obiettivi.
E sui nuovi obiettivi non c’è alcuna preclusione, anche sulla giustizia penale: Alfano chiede che ora, con Berlusconi fuori dalla maggioranza, si possa finalmente discutere di riforma dell’ordinamento della magistratura, Letta non ne parla in pubblico, ma nel suo staff si riscontra ampia disponibilità. «Non ci sono tabù, siamo pronti a includere anche la giustizia nel punto che faremo con gli alleati, nelle prossime settimane» dicono i collaboratori del presidente del Consiglio, che ricordano le parole di Letta in occasione dalla fiducia del 2 ottobre.
Appare difficile immaginare un reale contrasto fra Letta e Alfano: il secondo chiede che subito il congresso del Pd ci sia «un patto di programma per il 2014», dice che la nuova formazione Ncd farà da «scudo» alle politiche economiche di sinistra, avverte che la nuova formazione politica ha parlamentari sufficienti «per tenere in vita il governo, ma anche viceversa». Dario Franceschini risponde e non vede ostacoli di sorta: il governo, è la previsione, resterà in sella sino al 2015 e cercherà di portare in porto, in primo luogo, le riforme istituzionali e quella elettorale.
Su entrambe le materie, se continuasse lo stallo, lo stesso esecutivo potrebbe intervenire con un proprio provvedimento. Un testo di riforma elettorale così come un nuovo disegno di legge costituzionale, se la nuova maggioranza non riuscisse a raggiungere i due terzi del quorum necessario per l’istituzione della commissione dei 40. La visita del ministro Quagliariello ieri mattina al Quirinale rafforza l’ipotesi.
Ma al di là della verifica dei prossimi giorni il numero delle cose da definire è molto lungo: l’elenco delle privatizzazioni, il programma dei risparmi di spesa affidato a Cottarelli, il monitoraggio sullo stato dei lavori parlamentari sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti: manca ancora il sì del Senato, resta la promessa di un decreto legge da parte del governo, se il Parlamento non farà in tempo. Cuperlo, che sfida Renzi per la guida del partito democratico, dice che d’ora innanzi Letta dovrà essere più coraggioso e radicale, immaginando misure di rottura con le politiche degli ultimi 20 anni. Il nuovo passaggio parlamentare, chiesto ieri sera dal presidente della Repubblica, potrebbe tornare utile anche a questo.
Marco Galluzzo


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