Parte la caccia al «tesoretto» di voti

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ROMA — Quel giorno, guardando dalla finestra il picchetto d’onore che lo attendeva nel cortile di Palazzo Chigi per rendergli il saluto — come si fa con ogni presidente del Consiglio dimissionario — Berlusconi si volse verso Tremonti e gli disse: «Ora come passerò le mie giornate?». Le prossime saranno ancora più difficili, sebbene la decadenza del Cavaliere abbia per ora solo svuotato uno scranno del Senato, non un patrimonio elettorale.
Ed è questo il nodo politico, l’interrogativo che si pongono tanto i partiti avversari quanto gli stessi dirigenti azzurri: Berlusconi sarà ancora protagonista nell’era del «dopo Berlusconi»? Perché è vero che il leader del centrodestra ha giurato ai suoi elettori di «non mollare» e ha dato appuntamento alla prossima sfida nelle urne, ma bisognerà vedere se il tempo corroderà quel bacino di consensi o se il leader del centrodestra riuscirà a tenere per sé quel «tesoretto» che in tanti — anche dentro Forza Italia — vorrebbero ereditare.
Per ora tutti, dall’Osservatore Romano alla senatrice del Pd Finocchiaro, sostengono che l’estromissione dal Palazzo non lo escluderà dalla politica: quasi fosse un riflesso condizionato, dovuto alle tante volte in cui il Cavaliere si è rivelato una fenice, risorgendo dalla sue stesse ceneri. Persino Renzi ha invitato i sostenitori democratici a non considerare Berlusconi già battuto, siccome teme che lo «spacchettamento» del Pdl in due partiti, uno di lotta e l’altro di governo, possa rappresentare una minaccia alla scalata verso Palazzo Chigi.
Ma stavolta l’operazione del Cavaliere appare terribilmente più complessa, perché non potrà limitarsi alla tattica che finora l’ha reso (quasi) imbattibile, quel mix cioè di Palazzo e di piazza che gli ha consentito di impattare la sfida con Bersani alle ultime consultazioni, costringendo il Pd al governo delle larghe intese: il «metodo Monti» — con cui pur stando in maggioranza è riuscito a presentarsi al Paese come capo di una forza di opposizione — non basterà più. Inoltre l’eclissi, se non totale quantomeno parziale, lo coglierà quando fra qualche mese la sentenza sul «caso Mediaset» dispiegherà i suoi effetti. E senza elezioni anticipate sarà complicato tenere i suoi elettori in perenne stato di allerta pre-elettorale.
Tuttavia Berlusconi potrebbe avere ancora una chance, sfruttando le debolezze del governo, se Letta non cambiasse passo. In quel caso le Europee potrebbero consegnargli l’occasione del riscatto, intercettando il senso di insoddisfazione crescente dell’opinione pubblica verso la politica economica di Bruxelles e di Berlino. È vero che quell’area è già coperta da Grillo, ma il Cavaliere ritiene di avere lo spazio sufficiente per prendersi la rivincita nei confronti di chi — a suo parere — due anni fa ha «cospirato» contro di lui.
Chissà se nel libro su «La vera storia dello spread» che ha promesso di scrivere, racconterà quello che tempo addietro ha confidato: «Obama, Merkel, Sarkozy mi hanno voluto far pagare l’amicizia con Putin e altro ancora…». Comunque non c’è dubbio che al test della prossima primavera sta mirando. Lo si è capito ieri quando ha iniziato a lavorare ai fianchi il Nuovo centrodestra, esortando gli elettori a non «frazionare il voto», parlando di «piccoli partiti» e «piccoli leader», mentre il suo gruppo dirigente gridava al «tradimento».
Per ora il Cavaliere non ha dichiarato apertamente guerra ad Alfano, convinto dalla famiglia e dagli amici più «fedeli» ad evitare la rottura. E c’è un motivo se — nonostante gli attacchi — il vice premier ha scelto il giorno della decadenza per impugnare la bandiera berlusconiana sulla giustizia, e dire che il tema va inserito «nell’agenda» della legislatura. Il leader del Nuovo centrodestra sa di avere un’unica strada per confutare la tesi di chi — come Brunetta — sostiene che «quelle di Angelino sono solo favole»: cercare un’intesa con Renzi, che sostiene la necessità di una riforma. Ed è proprio al futuro segretario del Pd che Alfano si è rivolto, quando ha spiegato che «ora la sinistra non avrà più alibi».
Il resto sono solo iniziative di posizionamento. Ed è evidente come il Cavaliere stia cercando di blindare il suo «tesoretto», che sente minacciato. I sondaggi sull’onda dell’emotività oggi lo premiano, ma sta nell’operazione dei circoli «Forza Silvio» la chiave per interpretare la manovra di Berlusconi, che vuole contrastare l’emorragia di quadri dirigenti sul territorio, dove molti portatori di voti vanno spostandosi verso il Nuovo centrodestra.
Così si torna all’interrogativo che nel Palazzo non trova ancora risposta: sul Cavaliere sta davvero calando il sipario? All’uomo che ha incarnato un ventennio politico, servirà il ritmo di un passista e non più quello dello scattista per smentire la sua decadenza politica oltre quella parlamentare, sapendo però che sarà una gara ad handicap e che — quasi certamente — non potrà tagliare lui di nuovo il traguardo.
Francesco Verderami


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