by Sergio Segio | 22 Novembre 2013 8:41
ROMA — Non ci aveva pensato nessuno prima: quanto costa la violenza contro le donne? In Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa da un marito, un fidanzato, un convivente, un amante oppure da un ex di una di queste categorie. E a parte gli omicidi, nel nostro Paese ogni anno si contano 14 milioni di episodi di violenza contro le donne, un dato perfino sottostimato. Soltanto 7 donne su 100 denunciano gli autori di questa violenza.
Bene, alla fine: quanto costa alla collettività l’omertà di questo silenzio? Più o meno quanto tre manovre finanziarie, è stato calcolato nella prima ricerca di questo genere curata dalla Onlus Intervita con il sostegno del Corriere della Sera . Ovvero: 17 miliardi.
Non è una cifra fantasiosa: sono 17 miliardi di euro veri e soltanto arrotondati di un po’ (16, 72 la cifra esatta alla virgola). Ci si arriva sommando costo dopo costo le voci più disparate. Cominciamo, ovviamente, dai costi sanitari (460,4 milioni) e la consulenza psicologica (158,7 milioni). Poi i farmaci (44,4 milioni), quindi i problemi di ordine pubblico (235,7 milioni) e quelli di ordine giudiziario (421, 3 milioni).
La lista è lunga e alcuni oneri finiscono inevitabilmente a carico dei Comuni: 154,6 milioni dei servizi sociali ai quali si sommano gli 8 milioni dei centri antiviolenza. Ci sono poi da tener conto le spese legali (289,9 milioni).
Ma la cifra vera di questa guerra non dichiarata e sotterranea ma quotidiana, non è calcolata dalle tabelle dei valori ufficiali. Il prezzo vero della violenza è il costo umano, emotivo, esistenziale. Una cifra che nella ricerca è stata valutata in 14,3 miliardi perché dentro c’è la vita distrutta di una donna, di bambini, di un intero nucleo familiare.
In questi 14,3 miliardi c’è dentro l’impatto della violenza sui bambini, l’inevitabile erosione del capitale sociale, il peggioramento della qualità della vita, ma anche la riduzione della partecipazione alla vita democratica. Chissà se 14 miliardi è una cifra che basta a giustificare tutto questo. La stima è stata quantificata prendendo come riferimento la valutazione economica utilizzata per il risarcimento del danno biologico e morale nel caso di un incidente stradale.
«Il contrasto alla violenza sulle donne non è una battaglia di genere. È piuttosto una battaglia di civiltà che il Paese deve affrontare unito» dice Valeria Fedeli (Pd), vicepresidente del Senato, che da anni su questa battaglia mette faccia ed energie. Ed è convinta e decisa: «Il primo cambiamento deve partire dagli uomini».
Verrebbe da aggiungere anche che il cambiamento dovrebbe partire da tutta una cultura che ancora oggi in Italia ha un’ottica troppo maschilista, con una legge sulla violenza sessuale che soltanto a metà degli anni Novanta ha stabilito che lo stupro era un reato contro la persona e non già, come fino a quel momento il nostro codice aveva voluto, semplicemente contro la morale.
«Gli investimenti per le attività di prevenzione e contrasto oggi sono fermi a 6,3 milioni di euro», ha detto Marco Chiesara, presidente di Intervita, nel dibattito che ieri si è tenuto a Roma alla Casa del Cinema moderato da Fiorenza Sarzanini. E ha ammonito: «Serve una strategia politica efficace in grado di affiancare questi investimenti».
Al dibattito anche Isabella Rauti, consigliera del ministro dell’Interno su questi temi: «C’è bisogno di novità per contrastare il negazionismo e la rassegnazione diffusi. Questa ricerca fa anche di più: si colloca in una campagna articolata che non ha un termine imminente. Gli strumenti normativi sono necessari, ma non sono sufficienti se non c’è una rivoluzione culturale».
Alessandra Arachi
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