E Letta già si prepara allo strappo in Aula

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ROMA — Una porta in fiamme attraverso la quale bisogna passare, per uscirne vivi e più forti. È questa l’immagine che torna in mente in questi giorni al presidente del Consiglio, quando guarda ai prossimi scontri che lo aspettano in Parlamento. Vinta la sfida su Annamaria Cancellieri, Enrico Letta si prepara a blindare la legge di Stabilità, come ha fatto con la poltrona del Guardasigilli. Troppi emendamenti, troppi appetiti e troppo alto il rischio che a qualcuno, anche nel Pd, venga la tentazione di far saltare il governo. «La fiducia è inevitabile…», prevede il sottosegretario Gianpiero Bocci.
Il Consiglio dei ministri l’ha autorizzata con la formula «nel caso in cui si rendesse necessaria» e a Palazzo Chigi ritengono «verosimile» che il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, sarà costretto ad annunciare la questione di fiducia per giovedì. Martedì 26 il Cdm dovrà chiudere la vicenda Imu, mercoledì si vota la decadenza di Berlusconi da senatore e il giorno seguente dovrebbe toccare alla legge di Stabilità. Date segnate in rosso nell’agenda presidenziale: «Saranno tre giorni di fuoco». Alfano, con i ministri e i parlamentari del Nuovo centrodestra, voterà per salvare il Cavaliere, ma con il vicepremier i patti sono chiari e non dovrebbero derivarne grandi fibrillazioni. «La questione è già chiusa», diffonde ottimismo Letta.
Il premier ha messo ormai nel conto che, salvo clamorose sorprese, lo strappo di Berlusconi si consumerà sulla legge di Stabilità: la nuova Forza Italia non la voterà, ufficializzando così l’uscita dalla maggioranza e la fine delle larghe intese. Un passaggio che Letta assicura di non temere e al quale, anzi, guarda come a un «nuovo inizio». Quasi un Letta-bis senza dover passare per le forche caudine del rimpasto… Il premier sa bene che i numeri al Senato sono risicati. Eppure, come ricorda Beppe Fioroni, «Romano Prodi governò con un voto soltanto». Il premier si è convinto che la scissione del Pdl abbia rafforzato il profilo del governo, lo abbia reso più giovane, più riformista, più europeista. E dunque non sono i numeri della «maggioranza coesa», ristretta e deberlusconizzata a turbare i sonni di Letta, ma le primarie del Pd. L’ex vicesegretario si augura che partecipi più gente possibile, anche se questo auspicio stride con le grane che potrebbero derivare al governo da una vittoria piena di Matteo Renzi. Sì, perché il sindaco che diventa segretario allarma Palazzo Chigi assai più di Berlusconi. Il primo è all’alba della sua carriera politica, il secondo al tramonto.
La fascinazione della spallata continua a serpeggiare tra i parlamentari vicini a Renzi e, per Letta, è proprio il Pd il fronte più insidioso. Lui le derubrica a «tensioni congressuali», però prevede che sono destinate a crescere vertiginosamente dopo l’8 dicembre e si prepara a fronteggiare lo tsunami. Se la sfida sarà cruenta, il controllo dei gruppi parlamentari è un’arma decisiva. «Le parole arroganti, supponenti e minacciose di Renzi in tv sono espressione di fragilità — spera Fioroni — L’unico che può impedire l’approvazione della finanziaria è lui, se decide che gli conviene andare a votare».
Anche il premier è rimasto «sorpreso per l’impennata di toni» di mercoledì sera dopo il voto sulla Cancellieri e per l’affondo sulle privatizzazioni. E si chiede quanto, al segretario in pectore, convenga marcare «anche spudoratamente» questioni «strumentali». «Forse non si rende conto di quanto sia difficile governare…», lo hanno sentito sospirare i collaboratori. Per lui la partita più importante è quella che si gioca in Europa, in vista del semestre europeo. Se il governo regge, il vero duello con Renzi si combatterà sul grado di europeismo. Una volta incoronato leader del Pd il «giovane» Matteo potrebbe essere tentato di seguire le orme di Berlusconi, temono a Palazzo Chigi: «Matteo è bravissimo su tante cose, ma quando parla di Europa non riesce a volare alto». Il terreno è pieno di insidie e altre mine potrebbero saltar fuori, a cominciare da una nuova mozione di sfiducia dei grillini al Senato contro il Guardasigilli. Il 3 dicembre il pronunciamento della Consulta sulla legge elettorale, l’8 le primarie del Pd… E Letta ha già indossato l’elmetto: «Si va avanti, giorno per giorno».
Monica Guerzoni


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