Solidarietà e critiche ai giudici, il centrodestra unito per un giorno

by Sergio Segio | 22 Novembre 2013 7:48

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ROMA — Silvio Berlusconi è vittima di un uso politico della giustizia. Su questo giudizio tutte le anime del centrodestra si ricompongono a pochi giorni dalla rottura che ha sancito il ritorno a Forza Italia, da un lato, e la nascita del Nuovo centrodestra, guidato da Angelino Alfano, dall’altro. Non una voce è discorde, benché una differenza ci sia. E riguarda gli effetti sul governo. Gli alfaniani affermano che non vi possa essere alcuna «rivalsa», non si debba cioè aprire la crisi. Il vicepremier è convinto che «la sentenza è ingiusta» e che «cadrà in appello». Maurizio Lupi, a sua volta, denuncia l’«inconsistenza del verdetto» e anche lui è certo che «questa costruzione non reggerà a ulteriori gradi di giudizio».
Alle denunce che provengono da quel campo dopo la pubblicazione delle motivazioni del processo Ruby reagisce con inusitata asprezza Danilo Leva, responsabile Giustizia del Pd. «Da Forza Italia – argomenta – riparte la solita giostra fatta di aggressioni alla magistratura con la consueta insofferenza nei confronti della legge. Con toni violentissimi si cerca di sovvertire la realtà cercando di distruggere il sistema giudiziario per coprire le responsabilità di uno solo».
I legali dell’ex premier, Niccolò Ghedini e Piero Longo, sostengono invece che si è dinanzi a «una sentenza surreale in totale contrasto con gli elementi probatori, con la logica, con i fondamentali principi di diritto e con la giurisprudenza della Corte di Cassazione». Gli avvocati precisano inoltre che «Ruby ha sempre negato fin dal primo momento qualsiasi atto sessuale con il presidente Berlusconi e qualsiasi dazione di denaro a ciò rivolta. La teste ha sempre ribadito che il presidente era inconsapevole comunque della sua minore età». La condanna a sette anni di reclusione, aggiungono, «in un processo dove tutte le asserite persone offese ne attestano l’innocenza, compresi i funzionari di Ps, è un fatto che poteva accadere solo a Berlusconi».
Daniela Santanché, capofila dei falchi di Forza Italia, rileva che «donne magistrato bollano a vita giovani donne come prostitute per avere chiesto o accettato regali da un uomo. Questa sentenza, oltre che falsa, è odiosa perché usa la fragilità di donne e le uccide socialmente con l’unico intento di colpire, per di più ingiustamente, un uomo. Siamo di fronte a un femminicidio giudiziario». Elisabetta Alberti Casellati si domanda: «Di quale diritto stiamo parlando?». Concetto che ritorna nel commento di Sandro Bondi: «Ormai in Italia le sentenze sono completamente disancorate dai fatti e dal diritto ma motivate dal furore e dal pregiudizio politico».
Nel campo del Nuovo centrodestra Renato Schifani osserva che «continua l’accanimento giudiziario nei confronti di Berlusconi» e Maurizio Sacconi si interroga su «come si configurerebbe la responsabilità civile dello Stato e dei magistrati partecipi di un procedimento così indiziario nel giorno in cui, come è probabile, sarà riconosciuta l’innocenza di Berlusconi».
In questo quadro, Fabrizio Cicchitto si proietta oltre. La battaglia che dobbiamo combattere in difesa del Cavaliere, avverte, «non deve però comportare come rivalsa la crisi del governo, visto che anche fin dall’inizio erano evidenti a tutti e in primo luogo allo stesso presidente Berlusconi, che ha svolto un ruolo essenziale per farlo nascere, le divergenze esistenti fra noi e il Pd in tema di giustizia».
Lorenzo Fuccaro

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