L’addio all’Imu slitta a martedì Letta: subito le privatizzazioni

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ROMA — Alla scadenza manca ormai meno di un mese. Ma sulla seconda rata dell’Imu per l’abitazione principale non abbiamo ancora certezze. Il Consiglio dei ministri di ieri mattina, convocato la sera prima con il decreto sulla cancellazione della rata di dicembre al primo punto dell’ordine del giorno, ha rinviato la questione alla prossima settimana. Se ne riparla martedì. «Ho letto interpretazioni maliziose ma la decisione è legata esclusivamente ad un fatto formale» assicura il presidente del Consiglio Enrico Letta. Il decreto sull’Imu deve andare di pari passo con un altro provvedimento, quello sulla rivalutazione delle quote in Banca d’Italia possedute dagli istituti di credito. Ma per procedere serve prima il via libera della Banca centrale europea, che non è ancora arrivato. «Prima del parere della Bce è impossibile formalizzare il provvedimento sull’Imu» dice ancora Letta, garantendo che «la seconda rata non si pagherà perché questo è l’impegno preso che sarà rispettato». Ma al di là dei cavilli, il vero problema sono i conti che non tornano ancora. Lo si capisce dalle parole del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, che sulla questione è sempre stato più che prudente: «In questi giorni che mancano metteremo a punto anche la ripartizione delle risorse ma ho sempre detto che non sarebbe stato facile». E infatti.
I 2 miliardi di euro necessari per non far pagare tutte le abitazioni principali dovrebbero arrivare dai maxi acconti Ires e Irap dovuti da banche e assicurazioni, con l’aggiunta del nuovo acconto sul risparmio amministrato, sempre a carico delle banche. Non ci dovrebbero essere problemi per i fabbricati agricoli, esentarli dall’Imu costa appena 20 milioni di euro. Il primo scoglio riguarda la cancellazione della tassa sui terreni agricoli, per la quale servono invece più di 300 milioni di euro. IL secondo problema, invece, è che i Comuni di milioni ne chiedono almeno altri 500, sostenendo che il rimborso dell’Imu andrebbe fatto sulla base delle aliquote 2013, più alte di quelle 2012 prese in considerazione dal governo. A mancare all’appello, dunque, sono oltre 800 milioni di euro, c’è chi dice che a conti fatti si arriverebbe addirittura a un miliardo. Sempre che il governo dica sì e non si rifugi in un rifiuto bipartisan, visto che se le richieste degli agricoltori sono sostenute soprattutto da destra quelle dei sindaci trovano sponde specie a sinistra. Oltre al problema dei soldi, c’è poi il nodo politico. Letta parla di interpretazioni «maliziose» ma in Forza Italia, dopo la scissione, i sospetti vengono a galla. «Spero che il governo non voglia ridursi agli sgoccioli per costringerci ad un prendere o lasciare» dice Maurizio Gasparri. Mentre Renata Polverini fa un passo in più: «Mi auguro che dietro non ci siano calcoli più politici che economici» attacca, dando voce a chi pensa che si prenda tempo in attesa del voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi, fissato per mercoledì, il giorno dopo la prossima riunione a Palazzo Chigi. Rinviata la questione Imu ieri il consiglio dei ministri ha cominciato a discutere sul piano privatizzazioni. «Dovrebbero entrare — ha detto Letta — tra i 10 e 12 miliardi di euro, di cui la metà vanno a riduzione del debito nel 2014 e l’altra parte a ricapitalizzazione della Cassa depositi e prestiti».
Lorenzo Salvia


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