«A Ginevra l’Iran non rinuncerà al diritto all’arricchimento»

by Sergio Segio | 21 Novembre 2013 9:44

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Nelle trattative infatti l’Iran ha insistito che il suo diritto all’arricchimento dell’uranio venga esplicitamente riconosciuto dai Paesi occidentali. Nei giorni scorsi, però, il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif ha suggerito una possibile via d’uscita, affermando che l’arricchimento è un diritto sacrosanto dell’Iran ma non è necessario che venga confermato ora da Paesi terzi. Intanto, un rapporto Onu mostra che, da agosto, con l’insediamento del presidente Rouhani, l’Iran ha rallentato l’arricchimento dell’uranio e i lavori al reattore di Arak. Parlando al Corriere da New York, Hooshang Amirahmadi, studioso iraniano-americano della Rutgers University, candidato nel 2013 alla presidenza in Iran (respinto dal Consiglio dei Guardiani), che conosce bene Zarif, spiega che «la Repubblica Islamica cerca di dimostrare di essere seria sulla promessa di mantenere il programma a un livello minimo, per scopi civili e non per la Bomba. Ma l’amministrazione Obama non si fida».
C’è chi obietta che non bisogna fidarsi: l’Iran può riaccelerare l’intero processo.
«Lo dicono i conservatori in America e all’estero. Ma la vera questione di fondo è che non riconoscono il diritto dell’Iran di arricchire l’uranio sul suo territorio e vogliono vedere l’intero programma smantellato. Io non credo che l’Iran sia pronto a farlo. È una questione di orgoglio nazionale e anche economica: miliardi sono stati investiti».
E Obama è pronto ad un accordo con l’Iran?
«Mentre i conservatori vogliono lo smantellamento subito e ad ogni costo, Obama pensa “per fasi”: prima vuole fermare Teheran e far sospendere l’arricchimento di livello più elevato, poi far capire agli iraniani che devono rinunciarvi in patria e possono tenere al massimo un numero simbolico di centrifughe. Io non credo che il più recente round di negoziati sia fallito per via dei francesi: il loro sarà stato l’ultimo chiodo piantato nella bara, ma quando Kerry è volato a Ginevra è stato perché la Ashton lo ha avvertito che c’era un disaccordo tra i 5+1 e l’Iran, e non credo che il segretario di Stato Usa — appena tornato da Israele e con la battaglia che infuria al Congresso — abbia contribuito a risolverlo».
Com’è possibile un’intesa?
«Il problema è il diritto ad arricchire l’uranio. L’Iran ha insistito che gli sia riconosciuto sin dall’inizio il diritto a farlo in patria a scopi civili, mentre gli Stati Uniti replicano che prenderanno in considerazione questa richiesta solo dopo un test di sei mesi, durante i quali il programma sarà congelato. Ci sono modi per arrivare a un compromesso (accordandosi a esempio su una fase di “prova” più breve per l’Iran, magari di tre mesi) ma poi il problema di fondo del diritto all’arricchimento si ripresenterà».
Viviana Mazza

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