L’attivista di Greenpeace libero su cauzione «Ma resta in Russia»
A settembre 30 ragazzi dell’organizzazione ambientalista furono arrestati mentre tentavano di scalare una piattaforma di Gazprom nell’Artico per contestare le trivellazioni in quell’ambiente così delicato. Ora gli stranieri e i tre russi rilasciati su cauzione dovranno attendere gli sviluppi dell’inchiesta che potrebbe durare tre mesi. Probabilmente non potranno lasciare la Russia, ma il loro rilascio è già un buon segno, come ha detto agli stessi genitori di D’Alessandro il premier Enrico Letta, il quale ha assicurato che il governo continua a lavorare per una soluzione definitiva della vicenda.
La diplomazia ha giocato probabilmente un ruolo molto importante, anche perché nei prossimi giorni il presidente Vladimir Putin sarà in visita in Italia e andrà anche dal Papa. La permanenza in carcere di quasi tutti gli attivisti sarebbe stata estremamente imbarazzante per Putin il quale, tra l’altro, aveva subito detto di giudicare sbagliate le accuse di pirateria in un primo momento avanzate dal comitato investigativo.
Nei giorni scorsi a Vladimir Vladimirovich è arrivata anche una accorata lettera aperta di Paul McCartney di cui il presidente russo è grande ammiratore. L’ex componente dei Beatles lo invitava a intervenire nel caso e gli assicurava che Greenpeace è una associazione meritoria che si occupa di ambiente, che agisce sempre in maniera pacifica e che non ha nulla a che vedere con «pirati e hooligan (teppisti, ndr ) ».
Il magistrato di San Pietroburgo che ha acconsentito alla liberazione dei dieci stranieri (oltre all’Italia, gli altri Paesi interessati sono: Argentina, Brasile, Canada, Finlandia, Francia, Polonia e Nuova Zelanda) ha fissato una cauzione di due milioni di rubli, circa 46 mila euro, che sarà pagata da Greenpeace già nelle prossime ore.
Tutti gli stranieri hanno prenotato un albergo nella città baltica, dove erano stati spostati dopo una prima permanenza nel carcere di Murmansk.
È stata invece confermata la carcerazione preventiva per l’australiano Colin Russell, addetto alla radio dal quale, forse, gli investigatori si aspettano importanti informazioni. Tutti gli accusati devono rispondere del reato di teppismo. Lo stesso che ha portato in cella per due anni le militanti del gruppo punk Pussy Riot le quali avevano manifestato contro Putin in una chiesa.
Il codice penale prevede fino a sette anni di carcere o cinque di lavori forzati. Il giudice, però, ha ampia libertà di decisione. Potrebbe anche optare per una semplice multa di un milione di rubli, pari a circa 23 mila euro. E questa sarebbe, naturalmente, la soluzione che rasserenerebbe i rapporti tra Mosca e buona parte dei Paesi europei.
Fabrizio Dragosei
Fulvio Bufi
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