Un elettore su quattro non andrà ai gazebo
Perché l’affluenza sarà indice dello stato di salute del Partito democratico e contribuirà a legittimare il successo del vincitore. Non a caso nei giorni scorsi si faceva strada, soprattutto tra i sostenitori di Matteo Renzi, la preoccupazione di gazebo poco affollati.
Tra gli elettori del Pd — secondo un sondaggio condotto da Ispo per il Corriere della Sera — è il 30% a dire che andrà a votare «sicuramente» per le primarie. A cui si affianca un 38% che «probabilmente» lo farà (naturalmente non è detto che, tra questi, tutti parteciperanno). È quasi un elettore democratico su 4 ad affermare con certezza che non andrà ai gazebo l’8 dicembre per scegliere il nuovo segretario (a cui si aggiunge un 7% che probabilmente non voterà). Il numero di quanti staranno a casa, poi, aumenta al 64% considerando l’intero campione intervistato e non solo gli elettori del Pd, dove pensa di votare «sicuramente» il 9% e «probabilmente» il 12%.
E mentre si discute sui risultati delle assise nei circoli, nelle intenzioni di voto per le primarie aperte Matteo Renzi stacca nettamente gli altri candidati: è al 72%. Distante dal 14% del secondo, Gianni Cuperlo (che ha qualche punto in più, il 17%, tra chi andrà sicuramente a votare). Pippo Civati è al 7%. Appena l’1% per Gianni Pittella.
Renato Benedetto
Related Articles
Il governo al vertice decisivo su economia e asse con la Lega
Il Carroccio chiede un esecutivo più forte. L’ipotesi di un vicepremier lumbard
Niente Aula, la rinuncia a Porta a Porta «Oggi comincia la campagna elettorale»
ROMA —Il giorno della fine sarà quello dell’avvio di un nuovo corso, parola di Silvio Berlusconi. Per dire che la manifestazione di oggi, sotto casa sua, in via del Plebiscito, in coincidenza con la seduta del Senato che dovrebbe metterlo fuori dal Parlamento, segnerà una ripartenza. L’ennesima.
LA POSTA IN GIOCO DELLE ELEZIONI
Ma nei partiti e nel Paese c’è davvero consapevolezza della posta realmente in gioco? Stiamo avvicinandoci solo a importanti elezioni politiche o dobbiamo anche comprendere perché pesanti macerie si siano aggiunte a quelle, ingloriose e nefaste, della “prima Repubblica”? In realtà non può essere rimosso il nodo di una “seconda Repubblica” giunta sin sull’orlo del baratro, eppure la crisi drammatica di trent’anni di storia sembra affacciarsi nel dibattito politico solo come riferimento generico e quasi rituale.