«Meglio rinviare il Consiglio» La mossa delle colombe
ROMA — Rivendica che se «sulla decadenza da settembre si è arrivati a novembre non è merito dei falchi. È merito nostro. Noi continueremo a sostenere che Silvio Berlusconi è vittima di un’ingiustizia». Angelino Alfano apre la riunione del gruppo dei filogovernativi, dando conto dei contatti in corso con il leader del centrodestra con il quale si incontrerà per l’ennesima volta nel corso della notte. E la posizione che illustra e che porterà nel faccia a faccia è nota. Difesa del Cavaliere vittima di una ingiustizia e, per quanto riguarda il partito, garanzie di una reale rappresentatività negli organismi dirigenti e assicurazione scritta che non si apra la crisi di governo in caso di decadenza del Cavaliere. Ma non c’è solo questo. Chi è intervenuto (Andrea Augello, Maurizio Sacconi, Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello) chiede che «come gesto distensivo, dopo i ripetuti atti di ostilità seguiti al voto di fiducia del 2 ottobre, si rinvii il Consiglio nazionale di sabato». Una decisione del genere si rende necessaria, argomenta Alfano, perché «ogni volta che il presidente Berlusconi butta il ponte levatoio parte il solito fuoco di dichiarazioni offensive». Il non detto è che, qualora tutto questo non venisse accolto dall’ex premier, il gruppo non andrebbe alla riunione di sabato e si sancirebbe di fatto la spaccatura.
Il vertice notturno nella residenza del Cavaliere arriva dopo che il legale del Cavaliere, Franco Coppi, ha affermato che la «richiesta della grazia è tramontata da tempo». Notizia che si interseca con la discussione sulla decadenza. L’idea che il pronunciamento dell’aula di Palazzo Madama possa essere posticipato fa scattare Danilo Leva, responsabile giustizia del Pd. «Sarà votata — puntualizza — secondo il calendario previsto. È impensabile uno slittamento, abbiamo sempre rispettato regolamenti e procedure, e continueremo a farlo». E la data del 27 novembre viene confermata anche dal ministro Dario Franceschini: «Non capisco il significato di spostarla, magari al 28 o al 29».
La giornata si apre con l’eco dell’intervista di Alfano al Corriere , con la quale si rimarca la volontà di trovare l’unità nel nome di Berlusconi all’interno del partito. Concetti ripetuti nel corso della Telefonata su Canale 5 . «Sappiamo benissimo — sostiene il vicepremier — quanto il presidente Berlusconi abbia voluto questo passaggio dal Pdl a Forza Italia, quindi non è interesse di alcuno andare lì a rovinare la festa. Confidiamo che ci siano le condizioni per andare insieme a fare una scelta unitaria e condivisa attorno a Berlusconi». Le sue parole, però, provocano una durissima reazione da parte del capo dei lealisti, Raffaele Fitto. Poco prima di partecipare a un pranzo da Berlusconi, assieme a Daniela Santanché e ai pontieri Paolo Romani e Altero Matteoli, l’ex ministro dirama una nota con cui denuncia che «il tempo delle ipocrisie, delle parole dolci verso Silvio Berlusconi e degli atti ostili nei suoi confronti, deve finire. Altrimenti il rischio non è che si vuole “guastare la festa” al presidente Berlusconi, ma che si voglia “fargli la festa”».
«Fitto è molto nervoso», fanno trapelare dal fronte dei filogovernativi perché vuole fare saltare la trattativa in corso tra Alfano e il Cavaliere. Lo dice con chiarezza Enrico Costa: «Mi pare evidente che Raffaele voglia scavare un profondo e definitivo solco tra i due». Concetti analoghi vengono espressi da Sergio Pizzolante: «Tante dichiarazioni come il rullo di tamburi di guerra. Mi chiedo che cosa nasconda questo ripetersi quotidiano di interventi se non forse il tentativo di ostacolare con ogni mezzo il lavorio di chi intende restare nel solco dell’unità. Obiettivo verso il quale va il lavoro di Alfano e di Berlusconi». Riassume il ministro Maurizio Lupi: «Costruiamo insieme il futuro di Forza Italia e per fare questo non lo si può trasformare in una sfida all’Ok Corral perché qualcuno è convinto di doversi prendere la rivincita del 2 ottobre. Chiediamo a Berlusconi di trovare la sintesi fino all’ultimo».
Lorenzo Fuccaro
Related Articles
IL PECCATO ORIGINALE
Il candidato del Pd va sotto anche a Palermo. Se recidivo è chi ripete un comportamento indesiderabile, avendone già sperimentato le conseguenze negative, come accade ai tossicodipendenti dopo il trattamento o ai ladri dopo un soggiorno in carcere, tra il Pd e le primarie di coalizione c’è di sicuro forte recidività .
Psicodramma a parti inverse
I GUAI giudiziari di un uomo politico in un paese normale dovrebbero essere essenzialmente affari suoi. Oltre che, si capisce, di dirigenti ed elettori del suo partito. Da vent’anni i processi di Berlusconi sono invece diventati problema di un intero paese.
Il doppio binario su governo e regole