by Sergio Segio | 11 Novembre 2013 6:07
ROMA — Forse solo un incontro tra il presidente del Consiglio, Enrico Letta, e i gruppi parlamentari del Pdl potrà sbloccare il braccio di ferro in corso nella maggioranza sulla legge di Stabilità. Il partito di Berlusconi e Alfano, che intanto fatica a restare unito, aspetta e alza i toni. «Rivendichiamo pari dignità», dice il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, ricordando che il premier ha visto la scorsa settimana i gruppi parlamentari del Pd mentre l’incontro col Pdl non è stato ancora fissato. Incontro che si annuncia certamente meno facile per il presidente del Consiglio rispetto a quello col suo partito. Brunetta dice infatti che «il Pdl chiede una totale riscrittura dei capitoli della manovra che riguardano la casa, il cuneo fiscale sul lavoro e le pensioni». E aggiunge che la privatizzazione delle spiagge e la rottamazione delle cartelle esattoriali di Equitalia «sono anche questi punti essenziali per il Pdl».
Ma si tratta proprio degli stessi che il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, incaricato per il governo di seguire il disegno di legge di Stabilità in Parlamento, boccia, spiegando che sulle spiagge «la soluzione non è la vendita», ma che al massimo «si può lavorare sulla durata delle concessioni delle aziende balneari» mentre sulle cartelle esattoriali «c’è una linea invalicabile che è quella del no ai condoni». Posizioni ribadite anche dal segretario del Pd, Guglielmo Epifani, che a Sky Tg24 ha detto: «Le spiagge vanno tenute come un bene di tutti».
Letta intervenendo ieri in Tv a Domenica in ha chiesto tempo e quindi «di essere giudicato alla fine del 2014», quando la legge di Stabilità avrà dispiegato i suoi effetti e, si spera, sia ripartita anche la ripresa dell’economia. «Alla fine del 2014 — ha detto — sono convinto che avremo il debito e il deficit che scendono, le tasse e le spese che scendono e avremo la crescita e i primi segnali della lotta alla disoccupazione».
Il lavoro di correzione della legge di Stabilità comincerà domani in commissione Bilancio del Senato con l’avvio dell’esame degli oltre 3mila emendamenti presentati da tutti i partiti. Una parte saranno dichiarati non ammissibili perché estranei al contenuto proprio della manovra finanziaria. Sui restanti, spiega il sottosegretario alla presidenza Giovanni Legnini, anche lui incaricato di seguire l’iter parlamentare del disegno di legge, si cercherà di convincere i gruppi della maggioranza a ridurre fortemente il numero delle richieste di modifica mentre i due relatori, Giorgio Santini (Pd) e Antonio D’Alì (Pdl) cercheranno un compromesso sui temi caldi, dalla Trise, la nuova imposta sugli immobili, al cuneo sul lavoro, alle pensioni.
Se le tensioni nella maggioranza scenderanno, i relatori potranno presentare i loro maxiemendamenti che faranno decadere tutti gli altri e apriranno la strada alle modifiche della manovra. Il tutto dovrebbe avvenire prima che il disegno di legge arrivi in aula, lunedì prossimo. Ma i lavori in commissione potrebbero anche prolungarsi di qualche giorno. Trovare infatti almeno un paio di miliardi per alleggerire il prelievo sulle prime case, rafforzare gli sgravi in busta paga e l’indicizzazione delle pensioni non sarà facile. Se poi, come spiega D’Alì, per il Pdl l’esenzione dell’Imu sulla prima casa dovrà diventare strutturale, «perché non è concepibile che chi non ha pagato quest’anno sia chiamato a farlo l’anno prossimo», i miliardi da trovare potrebbero diventare quattro. E tutto sarebbe più difficile.
Enrico Marro
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