Dalla Liguria al Piemonte, «stop all’opera»

by Sergio Segio | 10 Novembre 2013 8:39

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E i comitati fanno la staffetta per tenera alta la mobilitazione contro quei 53 chilometri, di cui 36 in galleria, su binari ad alta capacità e alta velocità (tra Genova e Tortona/Novi Ligure), che il movimento considera «costosi, inutili e dannosi, per l’ambiente e per la salute».
Un migliaio di persone sono scese in piazza ieri in Valpolcevera, nell’entroterra genovese, insieme ai comitati No Tav genovesi e a una rappresentanza dal basso Piemonte. «Profitto per pochi, rovina per tutti» recitava lo striscione alla testa del corteo e, ancora, «L’amianto c’è e ci ammazza senza fretta». Il serpentone si è snodato per le vie di Pontedecimo, fino a raggiungere una delle aree di cantiere dove gli striscioni sono stati appesi alle reti. «I dati – ha spiegato Davide Ghiglione del movimento No Tav Terzo Valico – indicano che i flussi del trasporto di merci sono in calo e le linee non sono assolutamente sature, per questo è inutile. Inoltre, è assurdo che oltre 6,2 miliardi di euro vengano spesi per quest’opera, quando vengono tagliati settori fondamentali, come la sanità e l’istruzione».
I finanziamenti arrivano con il contagocce: «Non sono stati neppure finanziati tutti i lotti, ma solo i primi due per 1,1 miliardi di euro – spiega Ghiglione – quindi non esiste neppure la certezza che possa essere completata. È come iniziare a costruire una casa partendo dal tetto, senza sapere se ci sarà la possibilità di completare le fondamenta». In piazza con i No Tav i consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle, che insieme alla Federazione della sinistra e, in parte, a Sel, sono i soli partiti contrari all’opera.
Sul piano operativo la realizzazione del primo lotto in Valpolcevera è partita quest’estate con i primi disboscamenti nelle zone di Trasta, Fegino e San Quirico e la recinzione delle aree dove verranno realizzati i campi base per gli operai e le gallerie di servizio. Polemiche ha suscitato in questi giorni l’invio da parte di Cociv (il general contractor) di 27 nuove lettere di esproprio di terreni, che avrebbero dovuto essere eseguiti martedì e mercoledi prossimi. Tra questi anche l’area dove ha sede una piccola impresa di trasporti. Grazie all’intervento del prefetto, gli espropri sono stati al momento annullati.
La manifestazione di oggi pomeriggio ad Arquata Scrivia (Alessandria) nasce, invece, dal brusco risveglio di martedì. Quando un tam tam telefonico ha diffuso la notizia: «Sono arrivati». Loro, sono quelli del Cociv, che di questa terra – da alcuni anni – è un po’ lo spauracchio. «Sono arrivati di sorpresa alle sette di mattina. Una ruspa, un escavatore, una ventina di operai, scortati da due blindati e decine di poliziotti, hanno montato la recinzione, reti di plastica arancione, a pochi metri dal nostro presidio e tagliato gli alberi. Noi siamo corsi subito, perché non vogliamo che la nostra terra venga devastata. Ce la riprenderemo. Dobbiamo difendere la nostra salute e quella dei nostri figli dal rischio amianto» racconta Claudio Sanita del comitato No Tav-Terzo Valico. Quello di Radimero (sobborgo di Arquata) è il terreno dove dovrebbe essere sistemata la talpa che inizierà lo scavo del tunnel di valico direzione Genova. «Ma per ora il Cociv non può scavare non avendo le autorizzazioni. È stata solo una prova di forza» aggiunge Sanita.
Il ritrovo è alle ore 14 davanti al comune di Arquata, da lì partirà la passeggiata verso Radimero. E una volta lì, che farete? «Toglieremo le reti e pianteremo alberi, querce per la precisione» spiega Tino Pronestì del comitato di Pozzolo Formigaro, comune dove dovrebbe sorgere una delle grandi cave. «Se ci bloccheranno, noi cambieremo strada. Conosciamo bene la nostra terra e i nostri alberi, vedrete, li pianteremo» precisa Sanita. «Sarà una manifestazione pacifica ma determinata. Gli scontri con le forze dell’ordine non ci interessano» sottolinea Gian Franco Marchesotti del comitato di Serravalle Scrivia. L’attuale recinzione occupa solo un terzo del futuro cantiere, in una delle porzioni libere c’è il presidio che gli arquatesi animano, a turno, tutte le ore: «Avere l’elicottero che vola sopra la testa e il paese pieno di forze dell’ordine, manco fossimo in guerra, non ci fa piacere, ma il nostro morale resta alto».

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