by Sergio Segio | 8 Novembre 2013 7:45
WASHINGTON — Gli iraniani hanno fretta e affermano che un accordo sul nucleare è possibile entro una settimana. Però, come afferma il ministro degli Esteri Mohammad Zarif, il negoziato è tosto. E la strada per arrivare all’intesa molto stretta. Cionondimeno la nuova tornata di colloqui a Ginevra tra l’Iran e i rappresentanti di Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania, è stata accompagnata da segnali incoraggianti.
L’incontro, preceduto da una colazione tra la responsabile della politica estera dell’Unione Europea Catherine Ashton, è stato «breve, ma positivo, con le parti disposte a compiere un primo passo». Valutazione fiduciosa espressa dalla delegazione iraniana che ha un chiaro mandato di arrivare ad un risultato. Un impegno dimostrato anche dagli interventi del presidente Hassan Rouhani e poi approvati dalla Guida, Ali Khamenei, che solo pochi giorni fa ha invitato ad appoggiare il negoziato.
Le parti lavorano su una sorta di «percorso» o road map offerto da Teheran. L’obiettivo è di creare una cornice temporale di 6 mesi durante i quali l’Iran compie tre mosse collegate: 1) Sospensione dell’arricchimento dell’uranio al 20% (suscettibile di impieghi militari); 2) limiti all’attività delle centrifughe per l’arricchimento; 3) stop ai lavori per il reattore atomico di Arak. In cambio verrebbero alleggerite le sanzioni che hanno messo in ginocchio l’economia dell’Iran. Si tratta di atti importanti, non sempre facili da verificare se non c’è un’ampia e sincera collaborazione da parte del regime. Per ora Teheran si è detta pronta a farlo, ma ovviamente tutti si aspettano gesti verificabili. Come ha ribadito ieri la Casa Bianca c’è la possibilità di riduzioni «mirate e limitate» delle sanzioni, però solo nel caso di progressi sostanziali. E ad ogni modo c’è sempre il modo di imporle nuovamente, «non sono irreversibili».
Non tutti — e non da oggi — credono alla buona fede dei mullah. Israele ha invitato ieri i Grandi a stare in guardia: «Qualsiasi compromesso sul nucleare iraniano rappresenterebbe un errore storico». Un messaggio che risponde ad una vera preoccupazione ma anche alla volontà di mantenere una pressione costante sull’Iran affinché accetti le regole imposte dalla diplomazia. Grande attenzione anche al Congresso americano. I parlamentari vorrebbero decidere altre sanzioni mentre la Casa Bianca ha chiesto loro di dare tempo al negoziato ginevrino e ai contatti «segreti» dietro le quinte.
Inquieti e infuriati, infine, i sauditi. Riad si sente tradita da Barack Obama, è irritata dal dialogo Usa-Iran, considera l’atomica degli ayatollah una minaccia. Indiscrezioni affermano che la monarchia è pronta a reagire nel caso Teheran arrivi alla Bomba. Doterà le sue forze armate di uno strumento analogo acquistandolo dal Pakistan. Un confronto, quello con gli iraniani, reso ancora più aspro dalla fase contingente. Lo scontro che oppone gli sciiti ai sunniti ha assunto le dimensioni di una guerra, c’è in ballo l’influenza nel Golfo Persico e poi la guerra in Siria, con Riad e Teheran su sponde opposte.
Guido Olimpio
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