Il Csm sul caso Esposito «Pratica da archiviare»

by Sergio Segio | 8 Novembre 2013 7:18

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ROMA — Il giudice Antonio Esposito resti al suo posto. È questa la proposta al plenum fatta ieri, all’unanimità, dalla prima commissione del Consiglio superiore della magistratura, chiamata a valutare il caso del presidente della sezione feriale della Corte di Cassazione, Antonino Esposito, che pronunciò la sentenza di condanna definitiva a 4 anni per frode fiscale a Silvio Berlusconi.
La commissione ha chiesto infatti di archiviare le accuse di incompatibilità ambientale e funzionale, scattate dopo un’intervista del magistrato al quotidiano Il Mattino , in parte poi smentita dall’interessato. Nel colloquio con il giornalista, il giudice aveva parlato della condanna nonostante le motivazioni non fossero state ancora depositate. L’organo di autogoverno della magistratura si avvia anche a respingere la richiesta di tutela avanzata dal giudice a seguito delle polemiche sollevate dalla sua intervista.
Se, come pare, il plenum accoglierà la proposta di archiviazione, il magistrato non sarà trasferito. Ma il suo caso non si chiuderà del tutto. Giacché è ancora pendente un procedimento disciplinare: il procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani, ha aperto una preistruttoria che ha visto in azione anche gli ispettori del ministero della Giustizia. E, a breve, deciderà se ci sono gli estremi per valutare una «punizione» disciplinare o archiviare.
A chiedere l’apertura della pratica di trasferimento al Csm erano stati tre membri laici del Consiglio, in quota Pdl. Le dichiarazioni di Esposito, che ha negato di aver risposto a domande specifiche sull’ex premier e di essere entrato nel merito della sentenza, avevano provocato la reazione della difesa di Berlusconi ed erano state dichiarate «inopportune» anche dal primo presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce e dal presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli.
La proposta di archiviazione, fa sapere ora il Csm, è stata decisa «ferme restando le competenze dei titolari dell’azione disciplinare, già investiti della vicenda». Come dire, non era quella la sede per eventuali censure del magistrato. Perché la prima commissione interviene solo in presenza di comportamento «incolpevole».
Esposito, per quella intervista che venne intitolata: «Berlusconi condannato perché sapeva», aveva parlato da subito di «testo manipolato». Nel passaggio riportato, alla domanda sul principio in base al quale Berlusconi era stato condannato, Esposito rispondeva così: «Noi potremmo dire: tu venivi portato a conoscenza di quel che succedeva. Non è che tu non potevi non sapere perché eri il capo. Teoricamente il capo potrebbe non sapere. No, tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva. Tu non potevi non sapere, perché Tizio, Caio o Sempronio hanno detto che te lo hanno riferito. È un po’ diverso dal non poteva non sapere».
Parole rimaste incise anche in una registrazione che il quotidiano napoletano ha poi reso nota e divenute oggetto di ironia da parte del Pdl per l’accento partenopeo usato dal magistrato nel colloquio con il giornalista amico.
Virginia Piccolillo

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