by Sergio Segio | 7 Novembre 2013 7:47
ROMA — Il tesseramento si ferma lunedì, ma forse no. La soluzione partorita dalla segreteria del Pd ieri pomeriggio ha una clausola importante: il necessario consenso di tutti e quattro i candidati alla segreteria del partito. Consenso che per ora non sembra esserci — perché si dichiarano contro sia Pippo Civati sia Gianni Pittella — ma che al Nazareno contano di ottenere a breve. Che il tesseramento sia un nervo scoperto, lo dimostra anche il caso di Ugo Sposetti, cuperliano. Klaus Davi gli chiede: «Con queste regole, potranno votare anche i mafiosi?». Risposta: «Certo. Anche evasori fiscali, truffatori e violentatori di minorenni». Immediata la replica dei renziani: «Sposetti è uscito di senno, basta offese».
La questione del tesseramento va avanti da giorni, tra sospetti di brogli, polemiche e scontri. Ieri, in mattinata, Guglielmo Epifani ha fornito i dati parziali del congresso. Si è votato in 88 congressi provinciali e il tasso di rinnovamento dei segretari ha raggiunto il 95 per cento. Solo 15 le donne. Gli iscritti che hanno votato sono 230 mila (nel 2009 furono 420 mila). Gli iscritti al partito sono 600 mila, «molti meno di quelli dell’altro congresso, che erano oltre 800 mila». Ma Epifani non ha voluto nascondere quel che è sotto la luce del sole: «Ci sono situazioni locali nelle quali si denuncia una violazione delle regole: soprattutto ad Asti, Rovigo, Piacenza, Frosinone e Cosenza. In questi casi la commissione per il congresso e quella di garanzia faranno stringenti e rigorosissime verifiche». E se è il caso, aggiunge, «si potranno annullare i congressi ed emanare sanzioni per i responsabili». «Nessuno sconto», assicura Davide Zoggia, responsabile dell’organizzazione e della commissione Congresso, che lo affianca in conferenza stampa: «Non si può mettere in discussione la serietà del partito». Ma è nel pomeriggio che si discute il punto chiave: bloccare il tesseramento, visti gli eclatanti casi di iscrizioni gonfiate, o no? La proposta l’aveva lanciata Gianni Cuperlo e il segretario Epifani l’ha fatta sua. Ma anche Matteo Renzi, alla fine, ha deciso di accettarla. Quel Renzi che, a sorpresa, compare come ospite in un editoriale sulla città di Firenze su Italianieuropei , la rivista della Fondazione presieduta da Massimo D’Alema.
La segreteria non è indolore. C’è un duro scontro tra il renziano Antonio Funiciello, responsabile Cultura e Comunicazione, e Alfredo D’Attorre. Il primo attacca: «Avete fatto uscire dati falsi per inquinare il percorso processuale». Il riferimento è al presunto vantaggio dei cuperliani, che avrebbero 49 segretari provinciali contro i 35 per Renzi (che a sua volta accusa: «Conti fasulli»). Replica a muso duro e scambio di accuse su chi vuole «avvelenare i pozzi». D’Attorre attacca su un altro punto: la campagna per le primarie. Non c’è solo la polemica sul fatto che non è specificato che si voti solo per la leadership del Pd, ma anche quella sul sottotitolo: «Le primarie sono aperte». Locuzione troppo «renziana», che non piace a D’Attorre. Ma la sua linea non passa e la frase resta. I renziani accettano invece la proposta di bloccare il tesseramento: ultimo giorno, domenica. Ma solo per i nuovi iscritti: i rinnovi (di chi ha già la tessera 2012) potranno proseguire fino all’ultimo. Accordo sigillato da un messaggio di Renzi: «Se bloccano il tesseramento, per me ok. Facciano loro. Voglio un confronto sulle idee, non sulle regole».
Accordo che deve fare i conti con tutti gli osti, non solo Cuperlo e Renzi. Pittella sembra avere le idee chiare: «La proposta di Epifani è inutile, tardiva, ingenua e mortificante. Doveva svegliarsi prima. Si è scelta la strada più facile, quella del tutti colpevoli, tutti disonesti». Anche Civati è duro: «È una proposta tardiva e insufficiente, una pezza peggiore del buco». Il giovane candidato propone di ammettere tutti e quattro i candidati alla sfida finale, l’8 dicembre (per regolamento ne passano tre). Ma il suo no al blocco delle tessere non è definitivo: «Prima di discutere di questo, voglio vedere se cancelliamo o blocchiamo i congressi strani». Intesi come quelli nei quali c’è stato un boom sospetto di tessere o, addirittura, è stata segnalata l’iscrizione «imposta» a extracomunitari. Congressi che, per Civati, sono nella misura di «uno su tre». La risposta si avrà stasera, alla commissione Congresso convocata ad hoc.
Alessandro Trocino
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