by Sergio Segio | 7 Novembre 2013 7:42
ROMA — Anna Canepa, pubblico ministero nazionale antimafia e segretario di Magistratura democratica, vorrebbe che fosse ricordato il suo lavoro prima di spiegare quel che è successo. Per esempio, quando da sostituto procuratore a Genova fece processare e condannare per devastazione alcuni manifestanti al G8 del 2001, impegno che le costò insulti, aggressioni verbali e una sorta di «processo politico» da parte di qualche collega. Premessa che serve a sgombrare il campo da ogni sospetto di indulgenza verso chi commette violenze, o addirittura imbraccia o ha imbracciato le armi per motivi politici, dai terroristi veri e propri in giù.
Dopodiché si può passare alle dovute spiegazioni per la pubblicazione di un brano dello scrittore ex rivoluzionario Erri De Luca sull’agenda 2014 di Md, chiamata AgeMda , che ha scandalizzato Gian Carlo Caselli al punto da indurlo a dimettersi dalla corrente dei giudici di sinistra, di cui era uno storico e convinto esponente. Un testo dove si sostiene che il terrorismo è stato contrastato con i «tribunali speciali» e «condanne sommarie costruite sopra reati associativi che non avevano bisogno di accertare responsabilità individuali»; i militanti delle bande armate derivavano da «una generazione politica appassionata di giustizia», e produssero «azioni micidiali e clamorose, ma senza futuro», nonché «migliaia di detenuti politici».
A rassicurare Caselli non è bastata la presa di distanza di Md che nell’AgeMda , sulla stessa pagina, precisa che certi passaggi di De Luca «si prestano a interpretazioni ambigue che non vogliamo in alcun modo avallare»; però la censura non va bene, e ferma restando «la condanna e il rifiuto deciso, unanime, incondizionato, di ogni forma di violenza, qualunque ne sia la motivazione», nelle parole di De Luca si può leggere «un potente richiamo all’impegno civile». Considerazione che ha finito per indispettire ancor più il procuratore di Torino. Ma ora che la sua dissociazione portata alle estreme conseguenze è divenuta pubblica (non su sua iniziativa), Anna Canepa insieme al presidente del gruppo Luigi Marini e l’intero comitato esecutivo del gruppo è costretta a difendere una scelta per cui altre cosiddette «toghe rosse», dentro Md, avevano storto la bocca prima della pubblicazione. E continuano a farlo ora.
La decisione di Caselli, scrive il vertice della corrente in un comunicato, «ci addolora profondamente. Giancarlo è una parte importante della storia del nostro gruppo e un uomo cui il Paese intero deve gratitudine per il coraggio, la rettitudine, il rigore e le straordinarie capacità che ha dimostrato in tutta la sua carriera». Anche sfidando «fatica, sacrificio e gravissimi rischi personali». Tuttavia, «siamo profondamente convinti che la sua scelta non sia giustificata».
Se c’è chi pensa che Erri De Luca non doveva essere neppure invitato a scrivere dopo le sue prese di posizione a favore degli atti di sabotaggio dei militanti No Tav in Val di Susa — sui quali indaga la Procura guidata da Gian Carlo Caselli ipotizzando, per alcuni, il reato di attentato con finalità terroristiche o di eversione — Md precisa che la richiesta allo scrittore è stata fatta in luglio, quasi due mesi prima che criticasse l’operato di Caselli e colleghi. «Nulla potevamo saperne — si legge nel comunicato — e Md non può che rifiutare qualsiasi aggressione a chi opera negli uffici giudiziari e ribadire vicinanza e solidarietà a coloro che sono impegnati nell’esercizio della giurisdizione». Dunque anche a Caselli, che ieri una frangia del movimento contro l’Alta velocità è tornato ad accusare: «Quella contro i No Tav è una vera e propria crociata personale, che annebbia la vista del procuratore dal chiodo fisso: arrestarci tutti». E De Luca parla di «gesto incomprensibile, al di là di un’avversione personale nei miei confronti».
Quanto alle valutazioni dello scrittore sul terrorismo degli anni Settanta, secondo i dirigenti di Md vanno giudicate all’interno di «un’opera letteraria» e non come se fosse un «saggio politico», sebbene abbiano «un taglio anche provocatorio che non lesina giudizi trancianti sulla magistratura». Md non ne porta la «paternità» né la «responsabilità», però ha deciso di «raccogliere la provocazione»; anche perché «ci è difficile, per cultura, “censurare” un artista». E perché, concludono Anna Canepa e colleghi, «siamo talmente convinti della bontà e superiorità della nostra idea democratica e liberale di giustizia, saldamente ancorata alla legalità e aliena dalle semplificazioni e dalle scorciatoie del puro sostanzialismo, che non temiamo il confronto con nessuno».
Chi all’interno della corrente, dopo aver letto il testo inviato da De Luca, aveva proposto di cestinarlo giudicandolo impubblicabile, non fosse che per rispetto ai magistrati uccisi dai terroristi, preferisce non intervenire ora. Parla però Vittorio Borraccetti, che rappresenta Md nel Consiglio superiore della magistratura, e commenta: «Comprendo l’amarezza di Caselli. Le sue dimissioni non sono un fatto facilmente superabile. Lo scritto di De Luca non si doveva pubblicare, perché rappresenta in modo distorto e fazioso la realtà tragica del terrorismo». C’è stato un dibattito, anche acceso, sull’opportunità di dare alle stampe quel brano, e alla fine la maggioranza ha deciso di sì. Con il «senno di poi» probabilmente la decisione sarebbe stata un’altra, ma ormai la frittata è fatta. E la mossa traumatica di Caselli ha solo reso dirompenti dissensi e malumori che comunque ci sarebbero stati. E ci sono.
Giovanni Bianconi
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