Cancellieri, il Pd prudente Oggi chiarimento in Aula ma non è previsto un voto

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ROMA — «Rimane l’amaro in bocca per il sospetto che nel nostro Paese le garanzie non siano uguali per tutti e non siano indipendenti dal cognome». A Gianni Cuperlo, come ad altri esponenti del Pd, potrebbe rimanere solo quello, l’amaro in bocca, dopo l’intervento del ministro Annamaria Cancellieri, previsto per oggi pomeriggio al Senato e alla Camera. Perché, nonostante l’opposizione del Movimento 5 Stelle e le critiche di alcuni nel Pd, sono in molti a pensare che la telefonata tra il titolare dell’Interno e la compagna di Ligresti sarà derubricata a gesto inopportuno, senza ulteriori conseguenze. E la durezza dell’intervento di ieri della stessa Cancellieri fa capire che non ci saranno passi indietro, salvo clamorosi colpi di scena.
Non è previsto nessun voto, oggi, né al Senato né alla Camera. Il ministro chiarirà la sua posizione e seguiranno gli interventi dei gruppi. Ma, oltre a una generica stigmatizzazione, non ci dovrebbe essere altro. Anche perché il presidente del Consiglio Enrico Letta non ha mai lasciato sola la Cancellieri e, dopo la nota, oggi o domani potrebbe intervenire pubblicamente. Un’eventuale defezione della Cancellieri, per dimissioni o, peggio, per decisione delle Camere, rappresenterebbe un inciampo grave, probabilmente fatale, per l’esecutivo. È per questo che chi attacca la Cancellieri, in queste ore, viene additato come un nemico del governo, pronto a strumentalizzare la situazione per dare una spallata a Letta. Lo dice apertamente il ministro della Pubblica amministrazione e la semplificazione Gianpiero D’Alia, che difende la collega: «Massima solidarietà a lei. Mi auguro che cessi il voto incrociato, che ha il solo strumentale obiettivo di minare la tenuta del governo e anticipare il passo verso il voto anticipato». Anche per Pino Pisicchio, Gruppo misto, «il vero obiettivo è Letta». La difende anche il Pdl: «È una vicenda spiacevole — spiega Beatrice Lorenzin — ma attiene all’interessamento umano per una persona».
Danilo Leva, responsabile giustizia del Pd, sta bene attento a mantenere un equilibrio e sottolinea che «il passaggio in Parlamento non può essere vissuto come un fastidio: è un atto dovuto nei confronti delle istituzioni e dei cittadini». Sulla posizione del Pd, spiega: «Attendiamo che il ministro esponga le sue motivazioni, dopodiché decideremo. Aspettiamo chiarimenti. Non accettiamo processi sommari, come quello proposto dal Movimento 5 Stelle, né strumentalizzazioni, come quelle tentate dagli esponenti del Pdl». Di certo, «non sono ammissibili minimizzazioni di alcun genere».
Ma chi, nel Pd, chiede fermamente le dimissioni del ministro, per ora, appare isolato. I renziani non hanno avuto il sostegno palese di Matteo Renzi, che si è chiamato fuori dalla vicenda. E anche chi all’inizio era più duro sembra ammorbidirsi, come Pina Picierno: «È vero che il comportamento della Cancellieri resta censurabile, soprattutto per i rapporti con i Ligresti. Ma credo che non sia irrilevante l’intervento di Ilaria Cucchi: casi come il suo, ma anche come Aldovrandi e Uva, rappresentano un monito».
Chi attacca a testa bassa è invece il Movimento 5 Stelle, che ha presentato una mozione di sfiducia in Senato. Spiega Riccardo Fraccaro: «Il ministro non può rimanere al suo posto, dopo avere sollecitato la scarcerazione di una sua protetta, esattamente come ha fatto Berlusconi con Ruby». Con il M5S anche l’Italia dei valori: «La Cancellieri è indifendibile», dice il segretario Ignazio Messina.
Alessandro Trocino


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