Il conto salato dell’austerità: 1,1 miliardi di tasse in più

by Sergio Segio | 3 Novembre 2013 9:01

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Ma la stangata potrebbe essere più dura quando sarà chiaro il meccanismo della Trise, cioè il nuovo tributo sui servizi che sostituirà l’imposta sui rifiuti – la Tares – e quella sulla prima casa, l’Imu. Secondo il governo dovrebbe permettere un risparmio di un miliardo di euro. Così non sarà per la Cgia: la Trise lascia infatti ai comuni la più alta discrezionalità nell’applicazione della norma. Strangolati dai tagli i sindaci inaspriranno il prelievo fiscale sui residenti «con evidenti ripercussioni negative per i bilanci delle famiglie e delle imprese». Il risparmio di un miliardo previsto dall’introduzione della Trise è dunque «difficilmente raggiungibile». Per il viceministro all’Economia Stefano Fassina (Pd) l’aumento sarà una tantum ed «è dovuto a 2,6 miliardi di maggiori entrate dalle banche», come riportato dalla stessa Cgia. Dal 2015 seguirà una riduzione delle imposte. Ma non tutto è così lineare. Nell’operazione di «rebranding» fiscale condotta dalle larghe intese, la situazione resta fluida. A partire dagli inquilini che temono un aumento delle tasse pari a mille euro all’anno per gli affittuari. Le associazioni dei proprietari parlano di aumenti fino al 72%. Senza contare i commercianti. Nel passaggio dalla Tarsu alla Tari, Confcommercio ha calcolato aumenti del 300% per i bar, del 480% per i ristoranti, del 650% per i fruttivendoli. «Letta mente agli italiani – ha tuonato Beppe Grillo dal suo blog – il 19 ottobre aveva detto di avere abbassato le tasse». Il miliardo in più di tasse visto dalla Cgia è il risultato dell’impatto economico delle voci fiscali introdotte dal Ddl Stabilità. Da un lato ci sono 6,227 miliardi di euro di nuove imposte a cui bisogna aggiungere 65 milioni di entrate extra tributarie e altri 135 milioni di riduzione dei crediti di imposta.

Dall’altro lato, è prevista una riduzione delle tasse e dei contributi di 5,119 miliardi di euro: 1,5 miliardi verranno dal taglio del cuneo fiscale, un miliardo di euro dei premi Inail, oltre al miliardo sulla Trise. Per la Cgia nel 2015 e nel 2016 la situazione potrebbe migliorare se il governo eviterà la riduzione delle agevolazioni fiscali pari a 3 miliardi nel 2015, 7 miliardi nel 2016. Per farlo, continua la Cgia, bisogna tagliare la spesa pubblica. Cioè bisogna continuare con le politiche di consolidamento fiscale del debito pubblico attraverso spending review e dismissioni, forse con il piano «Destinazione Italia», eufemismo del marketing governativo che sta per inizio dei tagli epocali imposto dal Fiscal Compac t votato in Costituzione.

Il taglio del cuneo fiscale per il lavoro dipendente e le imprese dovrebbe essere di 2,5 miliardi (10 miliardi in 3 anni). A questa cifra, stando alle indiscrezioni delle ultime ore, verranno aggiunti altri 5-700 milioni di euro, richiesti a Letta e Saccomanni per «riequilibrare» la manovra. Ieri anche Cicchitto del Pdl ha cercato di rassicurare negli stessi termini. A parte l’irrilevanza del vantaggio fiscale (7,30 euro al mese per redditi da 11 mila euro annui), queste misure non modificheranno uno dei più visibili aspetti della recessione: il crollo del potere di acquisto delle famiglie.

Per il Codacons, tra il 2012 e il 2013 è calato di un altro 6,4% «con danni immensi per imprese e commercio». Si resta sempre nel quadro delle compatibilità. Il problema è che il taglio della spesa porterà ad un aumento delle tasse. Questo è il paradosso dell’austerità noto a tutti, tranne che al governo e alla sua maggioranza. Il caos fiscale che regna sulla tassazione della casa, definizione della Confedilizia, è un corollario dell’austerità regnante. A parere di molti economisti, questa disciplina funziona nei paesi dove il rapporto tra debito pubblico e Pil è basso, non come in Italia dov’è al 132%.

In questo quadro, continuano gli attacchi del Pdl (Capezzone, Bernini, Repetti) ai «nipotini di Visco ben collocati al ministero dell’Economia».Fassina ha sollecitato i colleghi di maggioranza a «evitare polemiche strumentali». Per loro sono «vampiri tassa e spendi». In realtà sono più umani: applicano solo l’austerità.

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