Snowden «si offre» alla Germania

by Sergio Segio | 2 Novembre 2013 9:22

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BERLINO — Dal suo esilio moscovita, la talpa chiede aiuto contro l’amministrazione Obama, perché «dire la verità non è un reato». E la Germania, che non vuole archiviare lo scandalo dello spionaggio statunitense dopo le recenti rivelazioni sui controlli anti Merkel, intende fare tutto il possibile per ascoltare la sua testimonianza, anche facendo un dispetto all’alleato americano. «Troveremo un modo per rendere possibile questo incontro se Edward Snowden è disposto a parlare con le autorità del nostro Paese», dice il ministro degli Interni del governo di Berlino, Hans-Peter Friedrich. I tedeschi contano sul grande inquisito per saperne di più anche sulle intercettazioni che hanno colpito la cancelliera. Un interrogatorio sul posto, o addirittura un salvacondotto per comparire davanti alla commissione d’inchiesta che il Parlamento si propone di costituire? È ancora presto per dirlo, ma la partita sembra molto aperta.
Il caso dell’ex impiegato della Cia e contrattista della National security agency che con le sue rivelazioni ha fatto scoppiare nei mesi scorsi il «datagate» è arrivato così a una svolta importante. L’isolamento di Snowden è da oggi meno rigido grazie al parlamentare dei Verdi Hans-Christian Ströbele che lo ha incontrato nella capitale russa ed è tornato a Berlino con un messaggio-appello in cui viene invocata la solidarietà mondiale. «Sono fiducioso che con il sostegno della comunità internazionale il governo degli Stati Uniti cesserà il suo dannoso comportamento», scrive, dopo aver ricordato di avere assistito «a sistematiche violazioni della legge che hanno comportato il dovere morale di reagire». Nella lettera, che Ströbele ha inviato in cancelleria, in Parlamento e alla Procura federale, Snowden si dice disposto a cooperare nell’interesse della verità e del diritto sperando che le difficoltà della sua situazione vengano risolte. L’amministrazione di Washington deve smettere di «considerare il dissenso come un tradimento».
Era da mesi che il settantaquattrenne deputato — un «cane sciolto» della politica da sempre in prima linea nelle battaglie anti sistema, appena rieletto per la quarta volta, con un mandato diretto, nel quartiere berlinese di Kreuzberg — si preparava alla missione. Ströbele è stato il primo esponente politico mondiale a incontrare Snowden in Russia, dove l’autore delle clamorose rivelazioni sullo spionaggio informatico «made in Usa» si è rifugiato e ha ottenuto asilo dal presidente Vladimir Putin. «Non ho fatto nemmeno un giorno di vacanza e ho aspettato a lungo con la valigia pronta», ha detto in una conferenza stampa convocata al rientro in Germania. Il parlamentare tedesco ha detto tra l’altro che Snowden è favorevole a essere ascoltato dal Bundestag, ma preferirebbe «testimoniare davanti al congresso americano».
Un desiderio, questo, che non sembra destinato a realizzarsi. L’amministrazione americana non appare disponibile a rivedere la sua posizione nei confronti del fuggiasco, contro il quale è stato emesso a suo tempo un mandato di arresto internazionale. Un segnale di autocritica, su un piano più generale, è venuto però ieri dal segretario di Stato John Kerry, che ha ammesso alcuni eccessi nell’attività di controllo delle informazioni. «In certi casi — ha detto — alcune operazioni si sono spinte troppo lontano e vogliamo che questo non accada di nuovo in futuro». Un impegno esplicito, che attende la prova dei fatti. Il capo della Nsa Keith Alexander peraltro ha puntato il dito proprio contro il dipartimento di Stato: «Sono i responsabili politici a fare le richieste».
Paolo Lepri

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