Cancellieri: «Contate su di me»
ROMA. Le parole sono quelle di una persona che si mette a disposizione: «Qualunque cosa io possa fare conta su di me, non lo so cosa possa fare però guarda sono veramente dispiaciuta». A parlare però non è una persona qualunque, ma il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri in una conversazione con la compagna di Salvatore Ligresti, Gabriella Fragni, avvenuta poco ore dopo l’arresto dell’intera famiglia Ligresti, l’ingegnere e tre figli, per l’inchiesta Fonsai. E’ il 17 luglio e ad ascoltare la conversazione ci sono gli uomini della polizia tributaria che conducono l’inchiesta per conto della procura di Torino. Non si tratta dell’unica occasione in cui il ministro si interessa alle vicende della famiglia Ligresti. Cancellieri e Gabriella Fragni sono amiche da molti anni ed è proprio la compagna di Ligresti, parlando al telefono con il cognato Antonino nel corso di un’altra telefonata intercettata, a suggerire di rivolgersi al lei quando le condizioni di salute di Giulia Maria Ligresti, in carcere dal 17 agosto, si aggravano. «La persona che potrebbe fare qualche cosa per Giulia è il ministro Cancellieri», dice la Fragni al cognato. Che infatti si attiva e chiama al telefono il ministro. Undici giorni dopo Giulia Ligresti, alla quale il gip aveva in precedenza negato gli arresti domiciliari, vede aprirsi le porte del carcere.
Adesso quell’interessamento ha scatenato una bufera sulla Cancellieri. Sel, Lista civica e il Pd le hanno già chiesto di presentarsi in parlamento per chiarire la sua posizione. «Si tratta di una di una vicenda estremamente delicata su cui è necessario garantire la massima trasparenza», afferma il responsabile Giustizia dei democratici, Danilo Leva, per il quale «bisogna inoltre fugare ogni dubbio che possano esistere detenuti di serie A e di serie B». Di dimissioni parla invece il M5S, mentre dal suo blog Beppe Grillo ironizza: «Come è umana la Cancellieri. Su 63 mila e rotti detenuti su chi si è posato l’occhio benevolo della ministra? Giulia Ligresti, un nome, anzi un cognome a caso che è uscita dal carcere dopo il suo interessamento». A difesa della Cancellieri si schierano invece il senatore del Pd Luigi ,Manconi («Ha fatto bene, di fronte a una detenuta che rifiuta di nutrirsi è buona prassi attivarsi per capirne la ragioni e verificarne che non stia maturando una incompatibilità con lo stato di detenzione»), e il ministro degli Interni Angelino Alfano che parla di «una vicenda strumentalizzata ad arte».
Una situazione che rischia adesso di travolgere il ministro e che comincia il 17 agosto. Giulia Ligresti è in carcere da un mese e le sue condizioni di salute sono gravi, tanto da preoccupare i familiari che temono possa ricadere nell’anoressia di cui ha già sofferto in passato. Preoccupazioni espresse in una conversazione tra Gabriella Fragni e il cognato Antonino Ligresti, fino a quando la donna non suggerisce di provare a far intervenire il ministro della Giustizia. «E’ l’unica che può fare qualcosa per Giulia», dice. E così avviene. Antonino Ligresti chiama al telefono la Cancellieri che assicura di interessarsi al caso. Cosa che fa realmente chiamando i vicedirettori del Dap, il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria, Francesco Cascini e Luigi Pagano, «perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati. Si è trattato di un intervento umanitario assolutamente doveroso», spiega la stessa Cancellieri al pubblico ministero di Torino Vittorio Nesi, che il 22 agosto l’ascolta come persona informata dei fatti (il ministro non è indagato) negli uffici del ministero a Roma. Il ministro parla in generale dei detenuti, ma il suo interessamento in realtà è per uno solo.
Poco dopo ferragosto, nella procura di Torino arriva un fax con un referto medico delle psicologhe del carcere in cui è rinchiusa Giulia segnalando lo stato di depressione della donna e certificando la sua incompatibilità con il carcere. Condizione accertata in seguito anche da un medico legale e che porta alla concessione degli arresti domiciliari per Giulia Ligresti il 28 agosto.
In difesa del ministro si pronuncia anche il capo della procura di Torino Giancarlo Caselli, definendo «arbitraria e del tutto destituita di fondamento ogni illazione che ricolleghi la concessione degli arresti domiciliari a circostanze esterne di qualunque natura». E in serata è lo stesso ministro a intervenire con una lettera ai capigruppi di Camera e Senato per negare ogni interferenza sul caso di Giulia Ligresti, definendo il suo interessamento un intervento «doveroso» finalizzato a impedire gesti autolesivi.
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