Voto segreto o palese, la Giunta in bilico

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ROMA — Appuntamento al 29 ottobre. Il primo step in cui verrà di nuovo affrontato il destino politico del senatore «decadente» Silvio Berlusconi, in attesa che i due anni di interdizione comminati sabato dalla Corte d’appello di Milano vengano accettati dalla difesa o sottoposti al vaglio della Cassazione, sarà la riunione di quel martedì. Giorno in cui la giunta del Regolamento del Senato dovrà discutere se il voto in aula sulla applicazione della legge Severino al caso del Cavaliere, condannato il primo agosto a 4 anni per frode fiscale, dovrà essere palese o segreto: il primo previsto per questioni di cariche o composizioni parlamentari, il secondo imposto per votazioni relative alla persona come la richiesta di arresto.
È l’ultimo inceppo procedurale nel cammino dell’applicazione di quella norma sulle «liste pulite» votata come «immediatamente» esecutiva da Pd, Pdl e Scelta civica nella scorsa legislatura. Ma rinnegata dal Pdl che anche ieri con Angelino Alfano avvertiva: «Oggi la questione centrale è la enorme sproporzione, inaccettabile, tra i due anni stabiliti dai giudici di Milano e i sei previsti dalla legge Severino. Come si fa ad applicare una legge così afflittiva in modo retroattivo? Noi siamo fortemente contrari a questa applicazione retroattiva e speriamo davvero che il Parlamento e il Pd correggano la propria impostazione». Una posizione che però non è più isolata come quest’estate. E che ora con i nuovi equilibri politici creati anche dalla frantumazione di Scelta civica, potrebbe trovare inediti alleati nella marcia verso il voto segreto che favorirebbe Berlusconi.
Ecco perché tutti puntano l’attenzione su Linda Lanzillotta, di Scelta civica. Oltre a Karl Zeller della Svp, che annuncia di essere contrario al cambiamento del regolamento richiesto dal M5S, è lei il possibile ago della bilancia. In giunta infatti ci sono 3 membri del Pdl, 1 della Lega e 1 di Gal pro voto segreto, più Zeller. Sull’altro fronte ci sono invece 3 membri del Pd, 1 di Sel e 2 di M5S pro voto palese. Oltre a quella di Zeller anche l’opzione di Lanzillotta potrebbe essere decisiva. «Non so ancora cosa farò — dice al Corriere — ascolterò il 29 le relazioni di Anna Maria Bernini (Pdl) e Francesco Russo (Pd) e poi deciderò». Nessuna idea precisa? «Sto studiando la questione. Certamente sono contraria a fare ora una nuova norma del regolamento. Non si può scivolare dall’essere contro le leggi “ad personam” a essere favorevole a quelle “contra”. Serve un’attenta valutazione della procedura. Cercherò di attenermi al merito della questione». Nessuna influenza politica sulla decisione dovuta al riposizionamento di Scelta civica dopo l’addio di Mario Monti? «Guardi, le ho spiegato esattamente quale sarà il mio metro di valutazione: solo la procedura, null’altro». In serata lo stesso Pier Ferdinando Casini replica alle accuse lanciate da Monti di utilizzare il voto contro la decadenza come arma di avvicinamento al Cavaliere: «Un anatema di comodo — dice Casini —. Monti stesso riferisce che molti di noi hanno dichiarato di voler votare per la decadenza di Berlusconi. Di cosa parliamo?». Così, mentre il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda, cerca precedenti per accreditare la tesi che il voto sulla decadenza debba essere palese, è lo stesso candidato alla segreteria del partito Gianni Cuperlo ad avvertire che, sebbene «auspicabile», forzare sul voto palese. «C’è un regolamento — spiega Cuperlo su Sky — non vorrei che dalle leggi ad personam precipitassimo nelle regole contra personam. Non sarebbe conveniente». Il pdl Maurizio Gasparri taglia la testa al toro: «Il Senato si fermi e attenda la conclusione dell’iter giudiziario».
Virginia Piccolillo


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